Il pasto che piace di più alle botteghe del Mercato Metropolitano

Spin off di noti ristoranti, bancarelle di frutta e verdura, street food. Il Mercato Metropolitano di Milano attira migliaia di clienti, che ritornano a mangiare fuori

Se fino a ottobre è Expo a dare lo sprint a Milano, altrettanto significative sono le iniziative che stanno cambiando in meglio il volto della città. Fra queste c’è la riqualificazione (avvenuta senza finanziamenti esterni e con costi ridotti all’osso) dell’area un tempo adibita a magazzini della stazione di Porta Genova, dove ora ha trovato spazio una ristorazione proposta in un contesto innovativo.
Si tratta del Mercato Metropolitano, uno spazio di quasi 16mila mq dedicato ad agricoltori e “artigiani” del gusto, dove trovano spazio banchi di frutta e verdura fresca di giornata, piccoli negozi indipendenti (presenti a rotazione, anche solo per un mese), street food e prodotti tipici di consorzi Dop e Igp e orti urbani. L’area coperta, invece, fino a ottobre vede la presenza fissa di “botteghe del cibo” (molte delle quali sono “spin off” di ristoranti e bistrot cittadini, come Joe Cipolla, Zio Pesce, Taglio, L’osteria del Gallo) e di banchi del fresco che spaziano dal pane alla pizza appena sfornati, alla piadina romagnola, dal pollo, al fritto, alla carne, passando per pasta fresca, pasticceria, gelato e caffè specialty.
Artefici dell’iniziativa sono Ambrogio De Ponti, presidente di Unaproa (che raggruppa 125 organizzazioni di produttori ortofrutticoli) e Andrea Rasca, imprenditore specializzato in internazionalizzazione dei mercati, che si sono aggiudicati l’appalto per la riqualificazione dell’area e hanno realizzato un format vincente.
Dice Rasca: «L’innovazione e il successo di questo luogo stanno nella combinazione fra un farmer’s market evoluto abbinato a una ristorazione veloce, tipica italiana da trattoria, semplice ma di qualità, abbinata a una parte importante di mercato ortofrutticolo; con in più uno spazio show cooking per imparare a utilizzare al meglio i prodotti in vendita. È un nuovo modo di proporre food, in cui si cerca di ridare visibilità e spazio a piccoli produttori e artigiani del cibo, persone che fanno qualità “no frills”, perché non è più tempo di fronzoli, a cui la gente non è interessata e non vuole pagare». Così il cliente mangia seduto su panche di legno e tavoli comunitari, con posate e piattini in materiale riciclabile (ma per il vino ci sono calici in vetro), fa la coda in cassa e porta al tavolo la propria consumazione.
La formula è azzeccata e, a un mese dall’apertura, si registra una media di 65.000 scontrini settimanali e presenze settimanali superiori alle 120.000 persone, con un consuntivo di presenze a maggio di oltre 500mila persone. «A tempi brevi - aggiunge Rasca - progetto di replicare il format in città come Tokyo, Londra, Brooklyn, San Francisco, Berlino, integrando gli artigiani italiani con quelli locali che condividono i nostri principi qualitativi».

 

Foto Sara Montali

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