Mad Magazzini Donnafugata: modernità e territorio a Ragusa Ibla

Inserito in un doppio contesto antico - gli ex magazzini di un palazzo nobiliare e il centro storico di Ragusa - Mad Magazzini Donnafugata propone cucina del territorio con innesti contemporanei

Non dei semplici spazi di stoccaggio, ma gli ex magazzini annessi al palazzo Donnafugata, a Ragusa Ibla, il quartiere più antico del capoluogo siciliano. Ambienti carichi di storia che sono stati trasformati da Architrend Architecture in un ristorante e wine bar contemporaneo.
Il progetto del Mad (che sta per Magazzini Donnafugata) s’inserisce all’interno dei grandi volumi esistenti valorizzandone la spazialità e la struttura. Due gli ingressi che distribuiscono i flussi dall’esterno all’interno e su piani differenziati: da Piazza Pola si accede al bar collegato direttamente al ristorante, che ha l’ingresso diretto verso corso XXV Aprile. Zone funzionali che sono entrambe costituite da un unico ambiente, dove spiccano elementi di grande impatto formale ed emotivo: nel bar l’antico portale dell’adiacente chiesa barocca di San Giuseppe; nel ristorante i grandi archi della struttura muraria.

La zona bar, pur vivendo di vita propria, è complementare al ristorante. Infatti, nella parete opposta al portale, accoglie la cucina con facciata vetrata, in cui campeggia l’acronimo del locale serigrafato. Al centro dello spazio è collocato il bancone bar, rivestito della stessa lamiera grezza delle pareti con l’intento di creare un effetto avvolgente. È questo l’elemento d’arredo scelto per direzionare i flussi (così scorrevoli sul pavimento in cemento trattato lucido) verso i servizi (lungo la parete in pietre faccia a vista), la cucina, la cassa e le breve rampa di scale attraverso la quale si accede alla sala ristorante. Spazio che rivela l’imponenza della struttura ad archi in pietra degli ex magazzini e si estende in altezza e in profondità fino ad accogliere 100 posti a sedere.
«Un grande volume - sottolinea l’architetto Manganello - in cui le superfici sono ricoperte con una nuova pelle in doghe di legno tinto nero senza soluzione di continuità e che in corrispondenza della copertura e delle pareti è integrato all’illuminazione a Led». L’ambientazione è costruita sui toni del bianco per le preesistenze e del nero per i nuovi inserimenti, ma anche sulle linee essenziali degli arredi.

Il layout è scandito dagli archi: la luce (area centrale), in parte occupata da mobili “servetto”, funge da corridoio di distribuzione, mentre gli spazi ricavati fra i fronti murari e le pareti longitudinali sono stati trasformati in zone riservate, molte delle quali allestite con panche, tavoli e puff. La luce naturale, filtrata dalle grandi aperture sulla facciata di corso XXV Aprile, è integrata da quella artificiale (elementi lineari o lampade a sospensione), in parte inserita nel rivestimento ligneo. Lungo questa parete sono state realizzate nicchie incorniciate da grandi scatole, una delle quali è la cantina-enoteca. Le zone a sedere giocano sull’accoppiamento fra alti tavoli in legno chiaro di forma rettangolare con sedute bianche e tavoli quadrati di dimensione e altezza standard con sedie nere. Elementi poco invasivi che sembrano fluttuare sul pavimento dato che sono sostenuti da leggere strutture metalliche. I materiali naturali (legno, vetro, lamiera grezza, cemento) sono utilizzati con linee nette e pulite per dare carattere contemporaneo all’intervento e valorizzare le preesistenze storiche.

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