Secondo i dati del 35° rapporto Italia di Eurispes 2023, appena pubblicati, oggi i vegetariani in Italia sono il 4,2% del campione. Il dato relativo al 2022 era del 5,4% e del 2021 del 5,8%. La media dei precedenti nove anni era al 5,9%.
Diversi i dati sul numero dei vegani italiani: oggi sono il 2,4%; nel 2014, anno della prima rilevazione, erano lo 0,6%, per arrivare a toccare il picco del 3% nel 2017, fino a scendere all’1,3% lo scorso anno e a risalire di nuovo nell’ultimo Rapporto Italia di Eurispes.
Tra vegetariani e vegani sono in totale oggi il 6,6% degli italiani, contro l’8,2% delle rilevazioni del 2021. Il 93,4% degli italiani, secondo l’ultimo rapporto, afferma di non essere vegetariano, ma tra di essi il 7% dichiara di esserlo stato in precedenza.
Rispetto a coloro che affermano di seguire una dieta vegetariana, è possibile evidenziare un trend altalenante tra il 2014 e il 2020, seguito da un trend negativo negli anni successivi. Nel 2023, infatti, i vegetariani sono in calo di poco più di un punto percentuale (1,2%) rispetto all’anno precedente e di 1,6 punti percentuali rispetto al 2021; si attestano, inoltre, al di sotto della media dei dieci anni presi in esame, dal 2014 ad oggi (5,7%).
I vegani sono invece in crescita dell’1,1% rispetto al 2022, ritornando ai livelli del 2021 (2,4%). Rispetto alla serie storica dei dieci anni considerati, la percentuale di popolazione vegana segue un trend positivo, escludendo pochi anni in cui la variazione è stata negativa (2018 verso 2017 e 2022 verso 2021). Nel 2023 il campione vegano rilevato è quadruplicato rispetto al 2014 (dallo 0,6% al 2,4%).
Coloro che dichiarano di non essere vegetariani/vegani sono tendenzialmente stabili rispetto al 2022. Considerando i vegetariani e i vegani insieme, la serie storica degli ultimi dieci anni mostra un andamento stabile negli ultimi due anni considerati (6,7% nel 2022 e 6,6% nel 2023), leggermente in calo rispetto alla media dell’intero periodo che si attesta a 7,3%. Nell’insieme, il trend appare altalenante, con picchi positivi negli anni 2016 (8%) e nel 2020 (8,9%) e negativi nel 2015 (5,9%) e oggi, secondo picco negativo della serie storica
Ai giovanissimi piace il veg
A scegliere la dieta veg sono soprattutto i giovanissimi dai 18 ai 24 anni. La percentuale è dell’8,3% del campione, che però diminuisce con il crescere dell’età, calando al 6% di chi ha 25-30 anni; al 5,3% di chi ha 35-44 e al 2,8% di chi ha 45-64 anni. La percentuale di vegetariani risale al 3,5% tra coloro che hanno 65 anni e oltre. Tendenza inversa invece per chi dichiara di non essere e non essere mai stato vegetariano: si passa dall’88,6% di chi ha oltre 65 anni all’83% di chi ha tra18 e 24 anni.
Più numerose le donne
Rispetto al genere, sono le donne a seguire di più la dieta vegetariana rispetto agli uomini con un 5,9% di donne contro un 2,6% di uomini, mentre non c’è differenza di genere tra chi sceglie una dieta vegana (2,4% sia per uomini che donne).Dichiarano di non essere vegetariani e di non esserlo mai stati l’83,6% delle donne e l’89,2% degli uomini. Tra le fila di coloro che prima erano vegetariani e adesso non lo sono più sono più numerose le donne (8,1%) rispetto agli uomini (5,8%).
La mappa dei vegetariani e vegani
È soprattutto nel Nord-Ovest la presenza maggiore di vegetariani (4,8%) e vegani (3,3%) ‒ in totale, 8,1% ‒ e nelle Isole quella più bassa (rispettivamente il 2,7% e l’1,3%). Dopo il Nord-Est, le aree dove vi è una maggiore presenza di vegetariani/vegani sono: per i vegetariani, il Sud (5,2%), il Nord-Est (4,6%) e il Centro (2,9%); per i vegani, il Centro (2,7%), il Sud (2,1%) e il Nord-Est (1,6%).
La variabile del titolo di stidio
Se si considera come variabile discriminante il titolo di studio, emerge che ad un più alto titolo di studio corrisponde una maggiore propensione a scegliere un tipo di alimentazione vegetariana, con una piccola deviazione: si passa infatti dal 6,2% di chi possiede almeno la laurea, al 4,1% di chi è diplomato, al 2,8% di chi possiede la licenza media e si risale al 3,3% di chi non ha nessun titolo di studio o ha solo la licenza elementare.
Andamento diverso per i vegani, dove la percentuale di coloro che hanno almeno la laurea e la percentuale di coloro che invece non hanno alcun titolo di studio o solo la licenza elementare si equivalgono (per entrambe il 3,3%), seguiti da chi ha la licenza media (2,3%) e infine da chi ha conseguito il diploma (2%). Tra chi ha la licenza media si trova la percentuale più alta di coloro che non hanno mai seguito la dieta vegetariana (89,3%), seguiti da coloro che non hanno alcun titolo o la licenza elementare (88,5%), da coloro che hanno il diploma (86,6%) e infine da coloro che hanno titoli di studio più elevati (82,8%). Trend inverso mostra invece la percentuale di coloro che hanno optato in passato per la dieta vegetariana e ora non più.
È facile seguire una dieta veg in Italia?
Non è così semplice essere veg in Italia, soprattutto fuori dalle mura domestiche: per il 59,7% del campione vegetariano/vegano, la difficoltà maggiore sembra presentarsi quando si mangia durante gli spostamenti in aereo, treno, nave e viaggiando in autostrada (autogrill). Seguono per situazioni di difficoltà: mangiare a cerimonie, feste ed eventi (56%); mangiare al ristorante e al bar (50,7%) e mangiare a mensa durante il lavoro (50%). La maggioranza dei vegetariani e vegani (56%) non trova invece difficoltà a fare la spesa vicino a casa. Se si scende più nel dettaglio di questo dato e si va a valutare la provenienza geografica dei rispondenti, si nota, tuttavia, che rispetto alla difficoltà di fare la spesa vicino casa, al Centro, al Sud e nelle Isole la maggioranza trova difficoltà, con percentuali rispettivamente del 52,2%, 52,9% e 55,6%.
E la cane sintetica?
Un auto ai veg potrebbe venire dall’utilizzo della carne “sintetica”, cioè carne coltivata in laboratorio ottenuta da cellule staminali. Il 73,6% dei rispondenti, però, propende per il no: più precisamente, il 36,8% dichiara di essere sicuro che non mangerebbe carne sintetica e, in egual misura, il 36,8% dichiara che probabilmente non lo farebbe. Solo il 26,4% dichiara che probabilmente (22%) e sicuramente (4,4%) la mangerebbe.