#iotidovoce: Ristoranti intervista Tommaso Arrigoni

Tommaso Arrigoni è chef e titolare del ristorante milanese Innocenti Evasioni. Conosciuto al grande pubblico per le sue partecipazioni alle trasmissioni Tv “Detto Fatto” e “La prova del Cuoco” è anche collaboratore di importanti testate nazionali, tra cui Bargiornale dove cura la rubrica Provati per voi, e autore di volumi di cucina (l’ultimo si intitola Uno chef senza sprechi). Nel 2016 ha fonda, insieme alla moglie, “Arrilonga” tenuta in Monferrato (Piemonte) per la produzione e commercializzazione di vino biologico. Nel 2018, inoltre, crea “Innocenti Evasioni Gourmet Factory”, spazio dedicato alla divulgazione della cultura del cibo attraverso corsi di cucina, team building, chef table e laboratori di sperimentazione.

L'intervista

Gli abbiamo posto alcune domande, tra le quali "Cosa stai facendo in questo periodo". La risposta, in estrema sintesi è stata: «Non mi fermo. Sto lavorando a un progetto di delivery nato in Inghilterra (si chiama Godo) e che ora voglio applicare anche in Italia. Voglio proporre un servizio di qualità, pensato e realizzato secondo precisi criteri. Certo non potrà sostituire l'esperienza che il cliente vive in un ristorante stellato dove l'ambiente, l'impiattamento, il servizio di un certo tipo fanno e faranno sempre la differenza, ma credo che anche il delivery possa e debba essere di qualità».

E il dopo lockdown? «Credo che mai come ora ci sia voglia di normalità. Io voglio tornare a fare il mio ristorante come lo facevo prima. Ma aprire in fretta, e solo per aprire, non avrebbe senso. Dipenderà molto dalle condizioni anche economiche che si verificheranno. Il cliente non correrà nei locali finché non sarà sicuro di godersi la serata. E poi io voglio anche tutelare i miei collaboratori. Non tutti rientreranno subito, perché non ci sarà una domanda, un afflusso di clienti, sufficiente per farli lavorare tutti. Ecco perché il delivery che sto pensando sarà importante anche in questo senso, perché permetterà ai miei collaboratori che non saranno chiamati nella cucina del ristorante di lavorare, appunto, per il servizio offerto nelle case dei clienti».

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