Una carta per i caffè specialty, perché no?

L’apertura di Starbucks Reserve (Mi) ha risvegliato l’attenzione attorno al caffè: il colosso americano ha saputo cambiare pelle e proporsi con un prodotto dalla buona qualità percepita, che offre una grande coffee experience. «Dedicare ai caffè un’apposita carta può rappresentare una scelta in linea con i trend di mercato - osserva Andrea Lattuada, titolare con Mariano Semino della microroastery Little Bean di Rivanazzano (Pv) -. Se il cliente di un buon ristorante ha la possibilità di scegliere tra caffè che hanno una “storia”, che gli vengono preparati al tavolo magari con un Chemex o un V60, non potrà che assaporarli con l’attenzione che si darebbe a un buon vino». Si tratta, insomma, di dare il via a un sano circolo virtuoso tra ristorazione e torrefazione: un percorso culturale che porti a innalzare la qualità del caffè offerto; una differenziazione che saprà dare nel medio periodo buone risposte anche dal punto di vista economico. Dunque, caffè specialty di qualità (che in fase di assaggio da parte di panel di esperti hanno ricevuto punteggi superiori a 80/100) da proporre al pari delle migliori etichette di vino. Prendendo questa via è importante un corso rivolto al ristoratore e al suo staff, affinché ci sia una figura preparata, in grado di raccontare il caffè e prepararlo al meglio. Il “sommelier del caffè” sarà anche in grado di suggerire l’origine più indicata in base al menu e gli abbinamenti che meglio vi si addicono, nonché le modalità di servizio. «Agli appassionati della buona tavola - conclude Semino - è importante offrire l’opportunità di concludere il pasto con un caffè all’altezza del percorso culinario».

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