
Secondo l’Osservatorio di Unione Italiana Vini (UIV), si conferma una tendenza negativa nei consumi globali, che ora si riflette anche sull’export, in particolare verso i Paesi extra-UE: i volumi sono calati del 9% rispetto allo stesso periodo del 2024, con un valore sostanzialmente stabile (-0,1%).
L'analisi
Il presidente di UIV, Lamberto Frescobaldi, sottolinea come la corsa agli acquisti anticipati negli Stati Uniti – motivata dal timore di nuovi dazi – abbia temporaneamente alterato la percezione del mercato. “Le spedizioni sono aumentate, ma i consumi reali stanno calando o ristagnano. Serve guardare al comportamento del consumatore finale, non solo ai dati doganali,” avverte Frescobaldi.
Battuta d’arresto
A marzo si è già registrata una battuta d’arresto dell’export verso gli USA (-3,5% in volume), segno di un possibile riallineamento tra vendite e consumi. Il futuro si preannuncia complesso con l’eventuale introduzione dei dazi, che colpirebbero anche la fascia superpremium (solo il 2% dei volumi ma l’8% del valore negli USA).
Per il segretario generale UIV, Paolo Castelletti, non bisogna illudersi: “Il vino italiano compete soprattutto sul rapporto qualità-prezzo. Serve un confronto urgente con le istituzioni per tutelare il comparto".
I consumi
Sul fronte dei consumi, i dati Nielsen elaborati da UIV nei tre principali mercati (USA, Germania e Regno Unito) indicano un calo medio dell’8% a volume e del 5,5% a valore nel trimestre. Le perdite maggiori si registrano in Germania (-11,8%) e Regno Unito (-6,4%), mentre gli USA calano del 5,4%. A eccezione del Prosecco, sono in flessione quasi tutte le principali denominazioni italiane. Anche in Italia la situazione è critica: nella GDO i volumi sono calati del 4% e si teme un andamento ancor più negativo nella ristorazione.