
«Un anno non brillante, ma comunque positivo». Riassume così l'andamento del 2024 per il mercato del vino italiano Giuseppe Liberatore, direttore generale di Valoritalia. Nell'annuale presentazione dell'Annual Report 2025 di Valoritalia, l'azienda leader nella certificazione vitivinicola, con 37 sedi operative in tutta Italia, 219 denominazioni d’origine certificate, pari al 56% della produzione nazionale dei vini di qualità, per un valore di oltre 9 miliardi di euro.
«Il 2024 si conferma un anno di consolidamento - afferma Liberatore -, con oltre 2 miliardi di bottiglie immesse sul mercato, in lieve calo rispetto al 2023 (-0,46%) ma in crescita dell’1,4% rispetto alla media degli ultimi cinque anni». Di contro, i dati dei primi mesi del 2025 si presentano più incerti, con un -3,3% degli imbottigliamenti: un calo imputato soprattutto alle preoccupazioni internazionali, a partire dai dazi Usa e alla conseguente prudenza negli acquisti degli operatori statunitensi.
Particolarmente interessanti i dati che riguardano le varie categorie di prodotto: il vino rosso è quello che soffre di più, con una contrazione del 6,8%, mentre gli spumanti guadagnano un importante +5%. Un andamento evidente già da alcuni anni che riflette il mutamento delle preferenze dei consumatori sempre più orientati verso bollicine e vini di pronta beva. Parallelamente le Docg, per il terzo anno consecutivo, subiscono una perdita (-2,3%) come del resto le Igt (-6,3%, ma va segnalato il poderoso incremento del 2023, attestatosi al 16,5%), mentre le Doc, che rappresentano il 58% del valore del vino certificato nel 2024 (pari a 5,35 miliardi), salgono del 2,7%.
Percentuali che si intersecano con il Wine Monitor presentato nella stessa occasione da Denis Pantini, responsabile Agrifood e Wine Monitor di Nomisma, che ha fatto un parallelo fra i consumi interni e quelli di un altro paese campione, il Canada. I dati mostrano come per gli italiani il principale driver di scelta negli acquisti siano il territorio e la denominazione d’origine, mentre in Canada si dà più valore al brand della cantina. Sempre dal lato dei consumatori, si è posta l’attenzione anche ai trend in ascesa nei prossimi tre anni: la crescita dell’interesse verso gli sparkling e vini low alcol, è stata espressa dalla maggior parte degli intervistati, in entrambi i paesi, rispettivamente da circa il 70% e dal 65% dei consumatori. Un altro trend in ascesa è quello legato ai temi green (e alle relative certificazioni), uno dei driver di consumo con maggior probabilità di successo futuro sul mercato, secondo Denis Pantini. «La sostenibilità oggi ha surclassato il biologico, così è in crescita il trend relativo ai vini a bassa gradazione alcolica. Nel nostro Paese, invece, i vini dealcolati, non sembrano raccogliere un consenso altrettanto ampio».