Quella della stampa in 3D è una innovativa tecnica, di cui siamo agli albori nel settore food, che consente di depositare strati di materiale uno sopra l’altro fino a realizzare la forma tridimensionale voluta. Per questo motivo è anche definita manifattura additiva, nel senso che per creare un oggetto aggiunge materiale fino a dargli la forma voluta.
In questa prima fase pionieristica del food 3D printing sembra che le stampanti per i dolci attirino più delle altre l’attenzione dei progettisti. Il perché è presto detto. Il cioccolato, per esempio, ha caratteristiche molto vicine a quelle del materiale ideale per questo genere di strumenti: è facile da fondere e si solidifica molto rapidamente, consentendo la costruzione di strutture tridimensionali. Stampanti come la CocoJet di 3DSystem, una delle più importanti aziende del settore, o come la nuovissima FoodPrinter, della taiwanese XYZ Printing, usano appunto miscele di cioccolato come “inchiostro”. La stampa con lo zucchero funziona invece in modo un po’ diverso, almeno nelle nuove macchine di 3DSystem, la ChefJet e la ChefJet Pro, di cui si attende l’uscita sul mercato nella seconda metà del 2015.
In questo caso è disposto sul piano di lavoro della stampante un sottile strato di zucchero di granulatura molto fine. Un ugello spruzza acqua sull’area che dovrà indurirsi, su cui è deposto un altro strato di zucchero. Si procede così per strati fino a ottenere la forma desiderata. La ChefJet avrà un prezzo contenuto entro i 5.000 dollari, la Pro, più grande, entro i 10.000.