Come regolarsi se occorre ricorrere a finanziamenti esterni per fronteggiare esigenze di liquidità o per nuovi investimenti? Ecco i principali strumenti di finanziamento da valutare.
Apertura di credito in conto corrente
Da utilizzare per necessità di cassa non continue, limitate nel tempo o legate a ricorrenze particolari. Detto anche “fido di cassa” o “scoperto di c/c”, è lo strumento più utilizzato; consiste nella possibilità, entro certi limiti, di avere un saldo negativo (in rosso) del c/c bancario. La banca fissa un importo massimo (fido o affidamento) cui attingere, entro il limite concesso, quando si rende necessario. È la linea di credito più costosa, perché in genere comporta tassi debitori più elevati e l’addebito di una “commissione di concessione fido” calcolata sull’importo accordato, indipendentemente dall’utilizzo. Gli interessi vengono calcolati al tasso concordato solo sugli importi utilizzati nel periodo in cui il conto ha saldo negativo. La concessione del fido può essere revocata dalla banca prima della scadenza in presenza di segnali negativi dal punto di vista finanziario.
Anticipazioni su fatture e ricevute bancarie
Da utilizzare quando occorre rendere liquidi i crediti verso clienti. Una banca, ricevendo mandato di incassare crediti o ricevute bancarie, può concedere sugli stessi degli affidamenti a un tasso inferiore rispetto all’apertura di credito in conto corrente. Gli importi che la banca dovrà incassare sono inseriti in un apposito conto corrente il cui ammontare (o una parte di esso, spesso l’80%) rappresenta il fido che la banca riconosce. Quando il credito è incassato, la banca lo accredita sul c/c ordinario e lo storna dal conto dei crediti. Un’ulteriore possibilità, meno usata, è lo sconto di effetti o crediti. In questo caso la banca calcola gli interessi fino a scadenza, li detrae e accredita l’importo netto sul c/c ordinario. Qualora il credito o il titolo non venisse pagato, la banca riaddebita l’importo, più le relative spese, sul conto corrente ordinario.
Il factoring
Il factoring è un sistema di finanziamento legato alla cessione dei crediti; può essere “pro solvendo” o “pro soluto”. Nel primo caso, il più usato, in caso di insolvenza il credito viene retrocesso al cedente che risponde dell’insolvenza del suo debitore. È il sistema che comporta un minor costo. Nel secondo caso invece il credito viene ceduto senza che il cedente risponda dell’eventuale insolvenza che resterà a carico della società di factoring acquirente. Essendoci un rischio maggiore per chi lo concede, comporta un maggior costo. Nelle cessioni “pro solvendo” molte società di factoring usano un sistema contabile simile a quello usato dalle banche per le anticipazioni su credito: si creano due conti; uno per i crediti ceduti, in cui sono indicati i crediti ceduti non ancora scaduti e incassati e l’ammontare dell’anticipazione che la società riconosce (in genere l’80%). In un secondo conto si inseriscono a debito le anticipazioni concesse, gli insoluti e gli interessi e a credito gli importi dei crediti incassati. Le cessioni “pro soluto” sono invece simili alle operazioni di sconto: la società di factoring concorda un prezzo netto, comprensivo degli interessi e del rischio di credito.
Finanziamenti e mutui
Da usare per investimenti a medio lungo termine. Sono concessi da banche o società finanziarie finalizzati a particolari investimenti con piani di rientro rateizzati in qualche mese o qualche anno (da tre a dieci, o anche più, soprattutto per l’acquisto di immobili). Per i mutui di maggior importo e a più lunga scadenza possono essere richieste garanzie di tipo ipotecario.