Una ricerca Fipe analizza i consumi horeca. La crisi non risparmia il comparto che però dà segni di forte imprenditorialità. Cambiano ancora le abitudini alimentari degli italiani che spesso pranzano in ufficio per risparmiare, ma a cena scelgono pizzerie e ristoranti
Nel 2012 gli italiani hanno speso nel fuori casa circa 73 miliardi di euro (escluse le bevande alcoliche). Una cifra pari al 35% dell’intera spesa alimentare. È quanto emerge dalla ricerca Fipe “PE 24h - La cas@ fuoricasa”, presentata di recente. La somma media procapite destinata alla ristorazione è, quindi, di circa 1.200 euro l’anno: il 32% in più dei francesi e il 53% in più dei tedeschi; ci precedono solo Spagna e Gran Bretagna. La crisi non ha però risparmiato il settore, che ha perso consumi per 1,2 miliardi di euro e nel 2013 fa prevedere un ulteriore calo di un punto percentuale.
Sempre ricco il panorama imprenditoriale, per un settore che comprende 100mila ristoranti e pizzerie, 172mila bar, 27mila esercizi take away e migliaia di ristoranti in luoghi non convenzionali, come circoli sportivi o culturali, oppure locali all’interno di alberghi e stabilimenti balneari.
La pausa pranzo
L’occasione di consumo che ha maggiormente risentito del cambiamento degli stili alimentari è la pausa pranzo: il suo consumo tra le mura domestiche è passato dall’84,5% del 1993 al 74,3% di oggi. E così oggi i 12 milioni di italiani che pranzano fuori casa si rivolgono a mense (4,448 milioni), ristoranti (1, 617 milioni), bar (1,444 milioni); un dato significativo è quello relativo a chi pranza sul posto di lavoro, che somma 4,159 milioni di persone, con un incremento di 340mila unità tra il 2008 e il 2012.
Sono circa 8 milioni i clienti a cui capita, di tanto in tanto, di consumare un pranzo fuori casa nei giorni feriali, senza dimenticare chi va al ristorante a mezzogiorno per motivi conviviali, soprattutto nel fine settimana, con uno scontrino medio di 24 euro.
Un fenomeno consolidato è la crescente importanza rivestita dalla cena nelle abitudini di consumo, nonostante le raccomandazioni dei nutrizionisti che consigliano pasti serali light. Se nel 1993 era considerato il pasto principale della giornata dal 17% della popolazione, oggi lo è per il 24%, pari a 17 milioni di persone.
Il numero delle cene fuori casa è di 1,3 miliardi per un valore di 28 miliardi di euro. I maggiori frequentatori sono gli occupati, la cui quota sfiora il 40%; a questi si unisce un numero crescente di giovani.
La pizza, scelta da un italiano su due, è protagonista dei consumi serali. Scende a un italiano su quattro la propensione per il ristorante, vissuto soprattutto come luogo in cui incontrarsi per occasioni speciali quali compleanni (60%), ricorrenze (53,9%) e anniversari (48,9%).
Spesa media in calo
E se, com’è assodato, il menù si fa più “snello”, spesso composto da una sola portata o piatti condivisi tra due persone (un’abitudine diffusa in particolare tra le donne), si assottiglia sempre più anche il conto con una spesa media al ristorante di 28 euro. Conto ancora più basso (22 euro) se si considera l’intero settore dato che le pizzerie, scelte nella maggior parte dei casi, portano a un deciso contenimento dell’esborso pro-capite.™