I ristoranti italiani puntuali nel saldare le fatture sono solo il 25,2%, un dato molto inferiore alla media Italia (e il peggiore dell’horeca). Ora articolo 62 e direttiva Ue fissano scadenze ravvicinate
Le aziende italiane, si sa, non sono buone pagatrici: quando si tratta di saldare una fattura, la puntualità è spesso un optional. Un costume che si è radicato nella prassi e che ci fa sembrare assolutamente normale richiedere o subire (a seconda della parte in cui ci si trova) dilazioni nei pagamenti che possono andare anche oltre i quattro mesi.
Ora però le cose dovranno cambiare, per forza di cose. A gennaio 2013 partirà l'applicazione della direttiva europea che fissa tempi di pagamento, non solo per le pubbliche amministrazioni ma anche per le imprese private, non superiori a 60 giorni, a parte eccezioni concordate tra le parti. A questo si aggiungono le indicazioni dell'articolo 62 del decreto Liberalizzazioni, in vigore dal 24 ottobre, che fissa termini non superiori a 30 giorni per il pagamento di merci deperibili, come gli alimentari freschi. Alle buone intenzioni delle norme, però, si oppone la realtà dei fatti di un Paese in cui le imprese pagano con ritardi iperbolici rispetto alla media europea.
Cribis D&B ha presentato in esclusiva al Summit Horeca Imprese Fuori Casa del Gruppo 24 Ore uno studio sui tempi di pagamento nel settore dell'horeca nel terzo trimestre 2012 basato sullo strumento Cribis iTrade, che raccoglie le informazioni sui tempi di pagamento delle aziende di un ampio numero di settori economici, allo scopo di creare una banca dati in grado di individuare, con nome e cognome, le imprese abitualmente in ritardo nel saldo delle fatture.
Un'analisi ad ampio spettro che ha studiato l'evoluzione dei comportamenti delle imprese negli ultimi cinque anni, dal 2007 (l'anno che ha preceduto lo scoppio della crisi) a oggi.
Horeca poco puntuale
«Rispetto a una media nazionale del 47% di aziende che pagano puntualmente - spiega Marco Preti, amministratore delegato di Cribis d&B Italia -, il settore horeca si comporta molto peggio, con solo il 29,6% di buoni pagatori: solo la grande distribuzione in Italia ha performance ancora più negative. A questo si aggiunge il fatto che le medie europee sono molto più elevate. Se prendiamo l'esempio della Germania, lì le imprese dell'horeca pagano puntualmente nel 70% dei casi». Un dato, osserva l'esperto, che la dice lunga sulla maggiore organizzazione delle imprese tedesche nella gestione del credito, che si traduce anche in una maggiore competitività rispetto ai concorrenti stranieri. Se poi si segmenta il mercato italiano per aree geografiche, si scopre che nel Nord Est è puntuale nel saldo delle fatture il 38,3% delle aziende dell'horeca, mentre in Sud e Isole la percentuale scende al 18,4%.
Il trend dei pagamenti del settore horeca è rimasto piuttosto stabile dal 2007, ma soltanto perché, secondo lo studio di Cribis, si sono allungati i tempi di pagamento concordati ed è quindi più facile per i debitori rispettare le scadenze. «Più si prolungano i tempi - sottolinea Preti - più crescono i problemi di liquidità per i fornitori».
Ristoranti maglia nera
Nell'ambito dell'horeca, i ristoranti hanno conquistato il non invidiabile primato di essere i peggiori pagatori, superando i bar: solo il 25,2%, infatti, paga alla consegna, mentre un più consistente 61,6% sta nei limiti dei 30 giorni di ritardo, contro un 46,5% della media nazionale. Ma c'è anche chi (il 5,9%, oltre due volte più della media delle aziende italiane) salda le proprie fatture con un ritardo che va dai due mesi agli oltre quattro. Anche il comparto ristorazione, che comprende ristoranti e aziende di catering, mostra un certo sforzo nel tentativo di “mettersi in riga”: dal 2007 al 2012, infatti, le aziende puntuali nei pagamenti sono cresciute dal 22,5% al 25,2% (mentre l'horeca nel complesso peggiora: dal 46,4% al 43,4%).
Fornitori più attenti
Il problema della liquidità è sintetizzato da un dato emblematico. Le aziende dei settori alimentare e delle bevande registravano, nei bilanci 2011, 40 miliardi di crediti nei confronti dei clienti. Vale a dire, in media, 27 milioni per azienda. «Nell'horeca - rivela Preti - i fornitori sono però passati al contrattacco, mettendo in atto una serie di strumenti e iniziative per arginare il problema: le aziende più importanti, infatti, da un lato si sono strutturate per attuare un recupero crediti più efficace, dall'altro hanno sviluppato sistemi per escludere rapidamente i clienti cattivi pagatori dalle forniture; si scambiano informazioni puntuali sui clienti (su base mensile, ndr) e collaborano nel monitorarne reputazione e comportamenti sul fronte dei pagamenti ai fornitori».
I ritardi costano caro
Pagare in ritardo, quindi, si ritorce contro chi in questo modo spera di guadagnare tempo e ossigeno. «Gli impatti sui cattivi pagatori - spiega ancora Marco Preti - sono seri, soprattutto in termini di reputazione. Avere la fama di cattivi pagatori si ripercuote su una serie di rapporti: con le banche, che non concedono più credito, con le assicurazioni, che pretendono premi più elevati rispetto a chi dà più garanzie e con i fornitori, che lavorano sempre meno a supporto dell'azienda». Il consiglio, in tempi di crisi, è di cercare assolutamente di essere puntuali nel pagamento dei fornitori. «E soprattutto di imparare a utilizzare la propria puntualità - suggerisce Preti - come uno strumento di trattativa per ottenere condizioni e sconti migliori. Bisogna considerare la gestione del credito sempre di più come un'attività strategica».