Una scheda non salva la vita, ma aiuta il business

scheda Google My Business
La scheda Google My Business è diventata uno strumento potente per ottenere visibilità e migliorare la propria reputazione on line. Un esperto ci spiega perché va presidiata e le mosse migliori da fare

 

E se vi dicessero che TripAdvisor non è più solo e che ha un temibile concorrente? Sapreste dire chi è? Indovinato: Google Maps (per chi ha indovinato). E se la domanda è “ma non basta mettere la geolocalizzazione?”, la risposta è: no. Perché l’uso di Google Maps e le ricerche “vicino a me” nell’ultimo anno sono esplosi e sono diventati, di fatto, una sorta di nuovo social network cliccatissimo. Lo rivela Local Strategy, azienda specializzata nel Search Marketing: analizzando i dati di Google Trends, ha individuato nella ristorazione l’attività con la maggior crescita in questo tipo di ricerche, in gran parte effettuate quando ci si allontana da casa.

Le cosiddette ricerche di tipo locale sono entrate nelle abitudini del 73% degli utenti, che chiedono consigli ai propri smartphone attraverso l’App di Google Maps, aiutandosi anche con i comandi vocali. Fra le ricerche “esplose” ci sono “pizzeria senza glutine” (+4.500%) e “ristoranti con consegna a domicilio” (+4.250%).

my business
Luca Bove, co-fondatore di Local Strategy

Il “vicino a me” è usato soprattutto in Lombardia, Lazio, Veneto, Piemonte e Toscana e si concentra nelle grandi città: «Nel piccolo centro - afferma Luca Bove, co-fondatore e amministratore delegato di Local Strategy, azienda del gruppo Step.it - si ha già tutto mappato in mente, mentre nelle zone di passaggio e nelle grandi aree urbane si fa più affidamento a strumenti di ricerca. Fra i miei clienti, ho registrato casi in cui più del 50% del traffico è generato da Google Maps. Negli Usa, ormai l’89% delle ricerche su dove andare al ristorante sono fatte da smartphone». Inevitabilmente, Google Maps finisce per essere una vera e propria vetrina digitale del locale.

«Per prima cosa, sembra banale dirlo, va presidiata la scheda - spiega Bove -. Non tutti lo fanno, talvolta con risultati disastrosi; ci sono stati perfino casi di truffe ai danni di chi aveva lasciato aperta la scheda del proprio esercizio commerciale».

La scheda Google My Business: come compilarla al meglio

Per farlo, basta inserire gratuitamente i propri dati su Google My Business, l’interfaccia di Google che consente agli esercenti di “presentarsi” al cliente, con tutte le informazioni utili. Attenzione a farlo correttamente e a modificare la scheda tempestivamente in caso di cambiamenti. Fra gli errori più comuni ci sono la geolocalizzazione imprecisa, il mancato aggiornamento degli orari e le inesattezze sui contatti.

Si possono aggiungere il proprio sito, informazioni sul menu e le piattaforme di delivery attivate.

Sempre gratuitamente si possono inserire i cosiddetti Google post: servono a segnalare agli utenti proposte, offerte e novità. «Funzionano abbastanza bene perché rendono viva la scheda - spiega Bove -. Possono essere usati anche per spingere un determinato piatto o un servizio, come il delivery».

L’algoritmo di Google premia chi è attivo nel presidiare la scheda dando al locale una priorità nelle ricerche. Ugualmente, un gran numero di recensioni aiuta a scalare le classifiche e, così come per Tripadvisor, una risposta cortese riesce perfino ad annullare una recensione negativa (e piace all’algoritmo).

Su foto, rating e recensioni si è scatenata una vera e propria guerra di posizioni tra Google e Tripadvisor. Quest’ultimo vanta più esperienza, ma Google ha dalla sua diversi vantaggi, a cominciare da una posizione dominante quando si effettua una ricerca sul web. Le prime risposte indirizzano ovviamente ai suoi servizi: Google Maps e Google Reviews.

Sullo smartphone l’App di Google Maps la fa da padrona: è il navigatore più usato. In più Google, usando i dati offerti dal Gps, sa perfettamente chi è stato in un posto e per quanto tempo; così, quando un cliente seleziona un locale con una ricerca, Google gli chiede sistematicamente di inserire foto, rating e recensione. Una forma di “pushing” che ha portato i numeri di Google Reviews a crescere in maniera esponenziale in tempi ristretti. «Proprio per questo - spiega Bove - molti ‘accontentano’ la richiesta di Google semplicemente con il rating o con poche parole. Viceversa, su Tripadvisor si va di proposito a inserire il proprio giudizio e ci si dilunga di più». Anche per questo, nota l’esperto, i rating di Google sono mediamente più alti di quelli di Tripadvisor: in media sopra al 4. E da quel rating e dal numero di recensioni che dipende la propria popolarità.

Aggiungere le proprie foto attira più facilmente l’occhio del cliente e piace molto anche a Google. «Le foto sono molto premiate nella ricerca, perché Google, non avendo un suo social, sta puntando su Google My Business come una sorta di social fotografico per attività locali e quindi incentiva le immagini».

Bove suggerisce di incoraggiare i clienti a lasciare recensioni su Google: aiuta anche a fidelizzare, perché Google tiene in memoria ricerche e recensioni dell’utente e personalizza i risultati in base al suo profilo.

Anche Google ha dovuto affrontare la piaga delle recensioni false. «Dopo un articolo del Washington Post del 2018 che lo accusava Google di tollerare recensioni palesemente false - racconta Bove - ha cominciato a dedicare risorse, sia in termini di persone che di algoritmi, per minimizzare i rischi». Anche se: «Google cancella le recensioni solo quando c’è una chiara violazione delle linee guida: parolacce, bestemmie, recensioni pagate».

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