In anteprima mondiale, è stata presentata a Roma La Grande Dame Rosé 2015 di Veuve Clicquot, la versione rosè del celebre champagne. Un’etichetta dedicata a Madame Clicquot, che dello champagne rosè per assemblaggio è considerata l’inventrice. L’occasione si è presentata con un pranzo per addetti ai lavori presso Orma a Roma, il ristorante neostellato di Roy Caceres, premio Barawards 2023 come Ristorante Rivelazione dell’anno. La maison de champagne ha scelto lo chef colombiano non solo per la sua ottima cucina, ma anche per la sua scelta di investire su un orto a pochi chilometri da ristorante, per poter avere materie prime il più possibile a km0. «Abbiamo apprezzato questa filosofia di cucina rispettosa della natura, che parte dalla circolarità delle coltivazioni e che ben si sposa con i valori della maison», spiega Carola Braggio, senior brand manager Veuve Clicquot. La stessa Madame Clicquot, racconta la brand manager, si dedicava alla coltivazione di erbe e cereali in uno dei possedimenti di famiglia, che tuttora è un orto a cielo aperto.
Ed è la stessa "Grande Dame de la Champagne", come veniva chiamata, che volle studiare i vini rossi, trascorrendo un periodo in Borgogna. La storia la racconta Didier Mariotti, chef de cave di Veuve Clicquot: «Al suo ritorno, Madame Clicquot cercò fra le sue parcelle quella che avrebbe potuto dare un vino rosso, individuando la Parcelle di “Clos Colin” a Bouzy. Pur senza avere le possibilità tecnologiche odierne, ne aveva riconosciuto le caratteristiche differenti dal resto della Champagne. Difatti non solo è un vigneto particolarmente soleggiato, ma ha anche un sottosuolo in cui il caratteristico terreno gessoso si trova a una profondità più elevata, coperto da uno strato di sabbia e argilla, che lo rendono più drenante e producono maggiore stress idrico nella pianta. Ma la vera intuizione fu l’assemblaggio con il vino bianco per dar vita allo champagne rosè». Era il 1818.
Lo stesso enologo analizza questo assemblaggio 2015 costituito per il 90% da Pinot Noir e per il 10% da Chardonnay, a cui va ad aggiungersi un altro 13% di Pinot Noir rosso. Il risultato è un vino dal piglio energico e con un tocco di golosità, che ha ancora un potenziale di invecchiamento di almeno dieci anni. Note di frutti rossi, floreali e speziate, che fanno la differenza nella Grand Dame Rosè, distinguendola dal bianco, nonché un colore vivace che fa ritrovare nel bicchiere le cromie di un’estate particolarmente soleggiata e poco piovosa, come è stata quella del 2015. È proprio da questi colori pastello, delicati e gioiosi, che la Maison è partita per l’estetica dei coffret, di grande eleganza, per i quali è stata chiamata l’artista Paola Paronetto, famosa per le sue opere in Paper Clay, che per rappresentare la La Grande Dame Rosé 2015 ha scelto nella sua palette un rosa pesca che ben si abbina all’assemblage.