Uno, nessuno o 300Mila? Anche a non voler storpiare il grande Pirandello è difficile inquadrare o incasellare un locale come questo. Posto a due passi dal centro storico di Lecce è stato voluto - e circa un anno fa rinnovato - da un vulcanico imprenditore della ristorazione, l’ex bartender Davide De Matteis.
L’evoluzione del locale, avviato nel 2006, è avvenuta a gennaio 2021 con un cambio di sede, un accorpamento e un arricchimento della proposta. Prima d’allora le insegne erano due: il 300Mila Lounge, in una vicina strada, e il Nazionale Ristorante, che occupava parte dell’attuale superficie, oggi di 920 mq.
Una rinascita voluta
Essendosi, infatti, liberato uno spazio contiguo De Matteis ha pensato di far “rinascere” il 300Mila, creando un locale che è tante cose insieme e offre uno spettro d’occasioni di consumo e convivialità che attraversa la giornata, dal cornetto e cappuccino del primo mattino, lo spuntino o il pranzo light, il tè e la merenda del pomeriggio, l’aperitivo, la cena e il dopocena.
Proposta ampia e articolata
A tanta flessibilità d’orari e momenti di consumo corrisponde una proposta che spazia dal bar nelle sue varie accezioni, passando per una cucina moderna dagli accenti fusion, in versione bistrot e/o fine dining, fino alla pasticceria della casa, un altro interessante capitolo del 300Mila. A luglio 2019, poi, De Matteis ha lanciato il Social Food Corporation, un progetto che arruola detenuti a fine pena in una linea di produzione dedicata a pasti, prodotti gastronomici e dolci, all’interno dell’ex carcere minorile di Lecce.
Spazi originariamente in abbandono, recuperati e resi agibili per la produzione artigianale di dolce e salato, tanto per il 300Mila che per vari punti vendita (come i tre Orecchietta à Porter di Roma, Bergamo e Milano, un nuovo brand di De Matteis), e, d’estate, anche per i punti ristoro dei lidi del Salento che vengono riforniti con piatti pronti di qualità e/o semilavorati. Dalla scorsa primavera a coordinare questo laboratorio “galeotto” è stato chiamato lo chef Marco Silvestro, fino a poco prima responsabile della cucina del ristorante 300Mila, passata di mano al suo ex assistente, lo chef Stefano Carcagni.
Social bar e restaurant
Torniamo così nel locale multifunzionale per “gustare” da vicino il suo ventaglio di proposte, come vuole questo spazio ibrido: un po’ social bar un po’ restaurant, un po’ lounge, un po’ pasticceria, un po’ negozio. E con un beverage da intenditori, a partire dalla carta dei vini, ampia e completa, per proseguire con un’offerta profondissima di whisky, gin e distilati in genere.
«Non amiamo però gli abbinamenti di cocktails e distillati con la cucina - puntualizza De Matteis - in questo ci sono poche contaminazioni, però organizziamo serate ed esperienze particolari spesso dedicate alle singole distillerie».
La mega sala del 300Mila accoglie dunque tutto: il lungo bancone, la pasticceria, le vetrine di liquori, distillati, gin e whisky e una saletta sul retro, più appartata ma a vista, dietro un vetro separatore per chi aspira a una cena riservata.
Massima ibridazione
Senza limiti, senza regole, con massima ibridazione: la sera scendono le luci e lo spazio assume l’atmosfera di un locale per l’aperitivo, la cena o il dopocena, ma si può continuare a venire per un caffè al bancone, per comprare un vassoio di dolci, una specialità dell’emporio o sedersi e bere un tè, un cocktail, un calice di vino o mangiare un piatto unico salato davanti alla pasticceria. E ancora, gustare un drink con un tramezzino al salmone affumicato in casa e guacamole, mentre i vicini di tavolo potrebbero gustare tisana e dolcetti.
Gli arredi
Questo fluire “metropolitano” si rispecchia negli arredi e nello stile del locale, pensati e in parte disegnati dallo stesso De Matteis e realizzati da artigiani locali. Nel concept visivo d’insieme assumono però rilievo gli elementi del bar - l’esperienza mutuata del bartender - dunque specchiere, cartelli Martini e Rossi, oggetti d’arte e design, tavoli di noce nazionale su misura, una parete-vetrina di whisky house, divanetti artigianali in velluto nocciola, tavoli di marmo nero marquinia.
E ancora: un’intera vetrina di gin esposta su strada e una vetrina da “museo bar” nell’anticamera dei bagni, nel sottoscala, con bottiglie storiche piene e da collezione, a partire da inizio ‘900. Infine la chicca dei veri cultori, una parete di shaker d’autore alle spalle del bar: una cinquantina, alcuni antichi e davvero prestigiosi.