Il vino che verrà (e che è stato negli ultimi due anni)

Bene l’export e gli acquisti in famiglia. Occhio ai bio, allo sfuso e ai Piwi. Intanto i clienti si dimostrano sempre più preparati e cercano vini premium ed etichette che raccontino territori e storie. Le testimonianze di 4 patron e sommelier

Oltre 14 miliardi di euro. Questo il fatturato (in aumento) del vino italiano nel 2021 secondo il report stilato da Coldiretti su dati Istat. Siamo la terza potenza al mondo (dietro Francia e Regno Unito) per volume d’affari (ma prima per quantità prodotta) e soprattutto guardiamo al futuro con un certo ottimismo. Secondo un’analisi del Cbgc, Cross Border Growth Capital, per Vino.com, infatti da qui al 2025 il fatturato potrebbe salire a 19 miliardi di euro. 

Insomma il vino italiano è in salute anche se qualche nube (dalla guerra Russo Ucraina alla tensione sui prezzi di materie prime ed energia) c’è. 

I motivi della crescita

Ma andiamo con ordine. Quali i motivi di questo risultato? Innanzitutto, secondo Coldiretti, il balzo delle esportazioni, cresciute nel ’21 del 15% e che hanno superato per la prima volta la quota psicologica dei 7 miliardi di euro. Perché piacciono i nostri vini? Per il prezzo di vendita ben rapportato alla qualità proposta, per il vissuto positivo verso l’agroalimentare italiano della clientela estera e per le politiche commerciali delle nostre cantine che si adattano e si plasmano bene ai diversi mercati. Infine, non ultimo, per alcuni “marchi” territoriali forti come Barolo, Valpolicella, Chianti e poi il vero principe dell’enologia italiana: il Prosecco. «Il Prosecco parte da una condizione di prezzo ideale - ha spiegato Andrea Curtolo, della Soligo Spumanti durante un recente convegno organizzato da The Wine Net, rete di 7 cooperative italiane -. Non costa molto e, per le sue caratteristiche, si adatta a diverse occasioni di consumo. Con tutto questo ecco che le vendite del Prosecco Doc sono arrivate a 625 milioni di bottiglie (+25%), a 105 milioni quelle della Docg Valdobbiadene e Conegliano e a 20 quelle relative alla Dogc Asolo (un +20% rispetto l’anno precedente)». 

Acquisti in famiglia

Positivo poi anche l’aumento degli acquisti in famiglia, aumentati, secondo Coldiretti, di quasi il 10%. Il Covid ha evidentemente tenuto i clienti lontano dai ristoranti, ma li ha tenuti molto vicini alla grande distribuzione e alle enoteche. E, in particolare alle enoteche on line. Non si arresta, infatti, la corsa dell’e-commerce. Secondo il Rapporto Nomisma Wine Monitor con NielsenIQ, le vendite di vino nei siti generalisti (catene distributive e Amazon) hanno fatto registrare nel primo semestre 2021 una crescita a valore del 351% e del 310% a volume rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente che, va ricordato, comprendeva due mesi di lockdown totale e quindi di forti crescite negli acquisti. A questi canali vanno poi aggiunte le enoteche on line e anche alcuni ristoranti che in periodo di lockdown hanno allestito e-shop in alcuni casi di buon successo. Difficile quantificare questi due canali con precisione, ma secondo alcune analisi il totale dell’e-commerce del vino potrebbe (il condizionale è d’obbligo) oggi rappresentare il 4 per cento del valore del mercato per 560 milioni di euro, che sembrano destinati a crescere rapidamente.

I costi delle materie prime

Capitolo materie prime e costi energetici. «Il 2022 ha tutte le premesse per diventare l’anno della tempesta perfetta - dichiara la presidente di Federvini, Micaela Pallini - da molti mesi lamentiamo una situazione intollerabile rispetto ai costi dei trasporti.  A questo si sono aggiunti il progressivo aumento dei costi delle materie prime e dell’energia e la crisi internazionale che ha fatto esplodere la penuria di componenti essenziali per i nostri settori». Tuttavia, dicono i produttori, la tendenza è quella di riassorbire i maggiori costi redistribuendoli su tutta la filiera. Insomma, per ora, il prezzo dei vini nelle carte non dovrebbe schizzare verso l’alto. «Anche perché - dice Federico Malinverno -, parliamo spesso di prodotti di vendemmie precedenti che vivono gli aumenti odierni sono per alcuni aspetti».

E il futuro?

Tendenze future? Secondo il Wine Trade Monitor 2021 di Sopexa saranno vincenti, in primo luogo, i vini biologici (e l’Italia sé è appena dotata di una legge in merito che ha mancato di suscitare polemiche per l’esclusione della biodinamica dalla normativa). E poi spazio ai rosati e ai premium. Tra le nuove tipologie si scommette infine su Orange wines (eterna promessa mai pienamente compiuta) e in modo meno marcato sui pet nat wines (i naturalmente frizzanti). Mentre, aggiungiamo noi, occhio ai vini da vitigni resistenti (o Piwi se preferite): sono già in espansione produttiva e sono seguiti con sempre più attenzione. 

In italia intanto è certo il ritorno dello sfuso. «L’attenzione di una certa fascia di ristorazione si è fatta importante in questo momento - dicono quasi all’unisono i produttori che hanno partecipato al convegno di The Wine Net -, ma non è una tipologia di prodotto sulla quale vogliamo puntare. Nel breve medio periodo potrebbe pagare, ma sul lungo periodo, e dopo che per anni abbiamo puntato sull’imbottigliato, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio». 

LE INTERVISTE

1Matteo Circella

 Sommelier e patron
La Brinca
Ne (Ge)

Sommelier dell’anno 2021 per la guida Michelin, figlio d’arte (il padre Sergio è uno dei fondatori della Brinca) e co-conduttore (col padre) di una delle più importanti cantine di ristorante d’Italia. È Matteo Circella che racconta: «Due anni complicati che ci hanno dato modo di rivedere, in meglio, il nostro lavoro. Innanzitutto abbiamo alleggerito le scorte di cantina, rendendoci più agevole l’intera gestione. E, anche grazie a questo primo fattore, abbiamo deciso di focalizzarci ancora di più sui vini che ci piacciono. Biologici, biodinamici tra gli altri, ma anche e soprattutto, spumanti, bianchi e rossi di quei piccoli produttori che lavorano con attenzione e guardano alla sostenibilità in vigneto e in cantina». 

Cosa chiedono oggi i clienti? «I clienti si stanno allontanando dagli standard, chiedono vini di nicchia, prodotti di piccoli artigiani che sappiano raccontare delle realtà geografiche e produttive. Sono più attenti alla spesa e anche per questo più attenti a quanto consumano».

Nuove forme di vendita? «Abbiamo e stiamo sperimentando un e-shop, ma sinceramente non è mai scoccato un grande amore. Noi siamo ristoratori e vogliamo continuare a esserlo».

2Federico Malinverno

Restaurant manager e patron
Caffè La Crepa
Isola Dovarese (Cr)

Federico Malinverno (una laurea in filosofia con tesi dal titolo Un’idea di sviluppo: le microeconomie locali) ha sfruttato la situazione per rinnovare la gestione della cantina. «Il dover togliere dai tavoli la carta dei vini per informatizzare tanto la carta quanto la gestione della cantina ha inizialmente causato qualche problema. Poi però abbiamo scoperto tanti lati positivi. Intanto oggi la nostra carta è anche on line e ho notato che molti clienti la consultano ancora prima di venire al ristorante. La gestione informatica ci ha permesso poi di aggiungere molte informazioni sui vini e raccontarli ancora meglio. Infine oggi possiamo offrire una carta sempre aggiornatissima». Come sono cambiati i clienti e le loro richieste nell’ultimo periodo? «La nostra cantina è vocata al biologico e ai vini naturali già dal ’96, ma non siamo talebani e ci piace offrire alla nostra clientela vini buoni. E oggi c’è richiesta di vini sani e “semplici”. Il legno piace meno, viene vissuto come un qualcosa di troppo. E ultimamente ho notato un grande interesse per le mezze bottiglie, tanto che ho ridotto la proposta di vini al calice e aumentato le “piccole”. Il risultato? Un successo».

 

3Alberto Piras

Sommelier
Il Luogo
Milano

Un ristorante, anzi un Luogo, in continua crescita. Il duo Negrini e Pisani in cucina, Stefania Moroni, Nicola Dell’Agnolo e Alberto Piras in sala, costituiscono un team solido e affiatato. Cantina importante e profonda. L’attualità? «Da una parte - dice Piras - abbiamo fatto fronte alle assegnazioni annuali, ritirando sempre e pur con un sacrificio economico non indifferente i vini “prenotati” alle cantine. Ovviamente sono etichette che non soffrono, ma fanno giacenza. Anche per questo motivo abbiamo iniziato ad aprire qualche bottiglia importante da servire al calice ai nostri clienti, che dimostrano di apprezzare». Una coccola, gradita che permette di far girare la cantina. «Tanto più che oggi la clientela è ancora più preparata: sembra quasi che abbia sfruttato il tempo passato in casa durante i lockdown per aggiornarsi, leggere e soprattutto assaggiare anche i vini di cantine poco conosciute».

E il futuro? «Chi si reca al ristorante lo farà sempre più per fare un’esperienza. E così anche per quanto riguarda il vino. Credo che andranno sempre più le eccellenze,
i vini premium, soprattutto quelli che garantiscono un prezzo corretto e rapportato alla qualità offerta».

 

4Gianni Sinesi

Head sommelier
Reale - Casadonna
Castel di Sangro (Aq)

Tre stelle Michelin, approdo ambito per la clientela nazionale e internazionale, numerose attività di “contorno”. Il Reale di Niko Romito rappresenta oggi un eccellente modello di gestione a tutto tondo. La cantina è in mano a Gianni Sinesi, classe ‘84, sommelier e produttore lui stesso di un Montepulciano in quel Popoli, nel cuore dell’Abruzzo. Dice: «Il nostro modo di approvvigionarci non é cambiato. Da sempre cerchiamo dì essere aggiornati sull’andamento delle annate e delle proposte delle cantine. È però vero che questi due anni abbiamo dovuto rallentare e mettere a fuoco gli acquisti». E il cliente? «Il cliente oggi è più preparato e sa cosa vuole. Ma è anche vero che in una tipologia di ristorante come il nostro, i tanti clienti che si affidano allo chef per il menu, automaticamente si affidano anche al consiglio del sommelier per i vini. Sanno che così possono ottenere il massimo in quanto a gusto». 

Come vede il futuro? «Credo che in generale si farà grande attenzione al prezzo anche perché il mercato mostra segni di rialzo. E, a prescindere dalle tipologie, come biodinamici o biologici, si guarderà con sempre più attenzione a quello che si trova nel calice».

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