La ristorazione in città: i progetti di recupero edilizio

Là dove c’erano fabbriche dismesse o palazzi abbandonati nei centri storici oggi sorgono i nuovi locali. Così il cibo diventa il nuovo linguaggio urbano. 

ristorazione in città
Là dove c’erano fabbriche dismesse o palazzi abbandonati nei centri storici oggi sorgono i nuovi locali. Così il cibo diventa il nuovo linguaggio urbano. 

Non solo palazzi, ma spazi abbandonati, archeologia industriale, aree dismesse. È vasto il patrimonio edilizio oggetto di interventi di recupero, che sempre più spesso sono indirizzati a ospitare i “Nuovi luoghi per il fuori casa” quali poli di connessione sociale di interi quartieri urbani. È proprio quanto emerge dalla video installazione, presentata durante la Milan Design Week 2019, da Bargiornale al The Bar-Caffè del Borgo, storico centro di aggregazione del quartiere Ventura-Lambrate, uno dei distretti più vivaci del Fuorisalone.

Recuperare il patrimonio esistente per dare nuova vita alla città

Il recupero del patrimonio esistente (territorio o edificato) è una delle priorità dei Paesi industrializzati, che sono passati da un sistema economico produttivo incentrato sull’industria a uno incentrato sui servizi, con il conseguente inevitabile processo di dismissione sia di complessi industriali, sia di molti grandi immobili e/o palazzi storici nei centri urbani. Le cosiddette “aree della rigenerazione” (1.000 solo in Lombardia) una volta recuperate possono portare entro il 2050 all’azzeramento totale del consumo di suolo, come previsto dall’apposito disegno di legge in approvazione al Senato, e in parallelo innescare il processo di rigenerazione territoriale contro degrado e criminalità.

L'impegno dell'UE

Sono molte le azioni messe in campo negli ultimi anni anche dall’Unione Europea, fra cui il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR) che assegna almeno il 5% delle risorse (circa 7-8 miliardi di euro) ad azioni integrate per lo sviluppo urbano sostenibile (2014-2020), che tramite gli Investimenti Territoriali Integrati può essere in parte gestito dalle città.

Riqualificazione e riconversione

Il fenomeno della sovrabbondanza di immobili vuoti/abbandonati e di aree depresse nei centri urbani trova, infatti, sempre più una soluzione nella riqualificazione funzionale del patrimonio edilizio esistente, spesso convertito a un uso diverso rispetto a quello originario, con il settore horeca in pole position. La necessità di bonifiche, lo stato di conservazione, la compatibilità dell’involucro con le nuove destinazioni d’uso e la posizione del sito sono fattori fondamentali per il riuso adattivo di un immobile industriale così come di un edificio storico. E la vicinanza ai centri abitati, dove c’è un potenziale bacino di utenza, è uno dei fattori più importanti affinché il progetto di riconversione possa avere un ritorno economico e sociale.

Molti gli esempi, fra i più riusciti la riconversione dell’ex Pastificio Cerere (Roma) o quella per la realizzazione dei poli del gusto da Eataly al Mercato Centrale di San Lorenzo (Fi), o quello recente di Porta Palazzo (To). Ecco che grandi contenitori urbani in disuso, attraverso il cambio di destinazione, diventano luoghi per la ristorazione in virtù dell’aumento dei consumi fuori casa. Dalle grandi catene, agli chef stellati spesso in accoppiata con progettisti o scenografi (Condividere di Ferran Adrià con Oscar Farinetti nell’ex centrale elettrica a Torino, il Ristorante Cracco con lo Studio Peregalli in Galleria a Milano), fino ai piccoli imprenditori che s’insediano in ex locali, puntando a interventi minimal (Taglio a Milano, su progetto di rgastudio). Sono interventi per lo più impostati sulla conservazione dell’involucro esterno e sull’adeguamento impiantistico di quello interno, mentre per quanto riguarda l’interior design molti possono essere gli stili e i materiali, accomunati dall’effetto emozionale degli elementi originali dell’edificio o del contesto. M.T.

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