Con una lettera inviata al Ministro dello Sviluppo Economico e al Premier Giuseppe Conte, Ubri - Unione brand ristorazione italiana - ha chiesto di partecipare al tavolo dei tecnici per condividere le misure a sostegno della ristorazione all’interno del Decreto Ristori 5.
Dichiara Vincenzo Ferrieri, presidente Ubri:
«Sono 6 mesi che io e miei colleghi proponiamo al governo di coinvolgerci nel tavolo dei tecnici, Noi di Ubri siamo manager del settore e come tali abbiamo una visione d’insieme, conosciamo a fondo ogni problematica e siamo abituati a risolvere problemi, ricercando soluzioni concrete nel confronto delle parti. Non ci interessa proporre un atteggiamento solo rivendicativo dei nostri diritti, che lasciamo legittimamente ai singoli o alle sigle sindacali, perché siamo in grado di colmare l’incompetenza sul tema finora espressa da tecnici non preparati su questo enorme e complesso settore. Se non interveniamo immediatamente arriveremo a bruciare in 12 mesi un impressionante numero di attività che rappresentano una delle parti più dinamiche dell’impresa italiana e che coinvolgono decine di migliaia di persone, sia come addetti che come produttori e indotto. I precedenti decreti Ristori, con la loro politica indifferenziata e del tutto insufficiente, sono risultate essere unicamente azioni di comunicazione del Governo, ma il settore ha bisogno di idee e di fatti: un piano strutturale e pluriennale che abbia effetti immediati e di lungo periodo. I punti sono tanti e buona parte vogliono spingere a un comportamento più equo e uno sforzo condiviso grandi player, a cominciare dalle multinazionali del Delivery (che non pagano le tasse in Italia) e i landlord che, con gli affitti di locali fermi, non stanno facendo la loro parte»..
I pillar dell’agenda Ubri per il sostegno alla Ristorazione Italiana di brand sono:
Locazioni: La attuale negoziazione ad personam non è più praticabile, serve una norma di legge che incentivi i landlord a scontare i canoni e stabilisca criteri per gli sconti minimi da applicare.
Delivery: occorre contrastare la gestione selvaggia ultimamente affermatasi, di scontistiche cosiddette promozionali imposte dalle società di Delivery che vanificano del tutto i ricavi e rendono la concorrenza fra brand ai limiti del consentito. Quando l’emergenza sanitaria indica come unico introito per la ristorazione quello derivato dal delivery non si può più, evidentemente, considerare tale servizio alla stregua di una campagna di comunicazione del brand. Serve una norma che definisca il cap dei fee e convertire parte di tali commissioni in credito di imposta per i ristoratori.
Aperture week end serali: la maggior parte della ristorazione di brand vive sull’esperienza in store che si consuma principalmente nel fine settimana o alla sera. Per noi è indispensabile tenere aperto nel weekend e alla sera. Partendo dal presupposto che non c’è dato scientifico che leghi la diffusione del contagio alla frequentazione di locali che rispettano le regole (ingresso a numero chiuso e verificato della temperatura, distanziamento, sanificazione la legge) tant’è che i contagi non sono calati in corrispondenza del fermo ristoranti, serve sedersi al tavolo con il Comitato Tecnico Scientifico e valutare assieme le soluzioni in sicurezza per la convivenza responsabile con il Covid. Le nostre idee sono: tutto a prenotazione obbligatoria e frequentazione esclusiva del proprio quartiere/isolato, ovvero promuovere unicamente la ristorazione vicino a casa (stesso criterio utilizzato per i runner) prendendo spunto da esperienze già attive negli altri paesi europei. Tale modalità è oltretutto tracciabile e dimostrabile, attraverso le prenotazioni e le ricevute fiscali rilasciate dai ristoranti. Come è noto ciascuno dei nostri ristoranti è dotato da molti mesi dei dispositivi di sicurezza e modalità che garantiscono misurazione della temperatura, distanziamento, capienza, sanificazione.
Centri commerciali aperti nei week end: demonizzati come luoghi di assembramento sono in realtà già da tempo provvisti di tutti i presidi che garantiscono il distanziamento sociale, con rilevamento ingressi e contestuale chiusura delle porte, già presenti in tutte le catene, serve che i centri commerciali possano pertanto restare aperti, con ogni accorgimento di sicurezza, durante i week end, come sopra proponiamo la prenotazione obbligatoria e l’esibizione su richiesta di prenotazioni e scontrini.
Lavoro: non è più praticabile il rinnovo a singhiozzo della cassa integrazione che non permette una corretta pianificazione delle presenze. Serve intervenire urgentemente dando da subito la possibilità di usufruire della cassa integrazione fino al 30 giugno 2021, con lo sgravio contributivo fino a marzo per tutte le risorse operative, lo sgravio fiscale di 1 anno per i nuovi assunti e il ripristino delle forme di voucher per consentire maggiore flessibilità in questa fase di grande imprevedibilità.
Fisco e tributi: le imprese della ristorazione e del turismo sono quelle che stanno pagando il prezzo più alto della pandemia. Serve la valutazione di un cosiddetto anno bianco a livello fiscale e tributario per questi settori, ovvero si devono rendere liberi i comuni e le regioni di abilitare la deroga ad alcuni tributi quali Tari e Cosap.
Materie prime e packaging: avendo rilevato un ingiustificato aumento dei prezzi sia relativamente ai prodotti che soprattutto del packaging, serve la costituzione di uno specifico organo di vigilanza che verifichi l’effettiva liceità degli aumenti.