WineMonitor, il nuovo strumento messo a punto da Nomisma, analizza l’andamento del settore vinicolo e le possibili contromisure
In uno scenario di progressiva diminuzione dei consumi di vino pro capite, si manifestano anche tendenze positive: un anno sono le bollicine a crescere, l’anno dopo i rosé, l’anno dopo ancora i rossi giovani. Un saliscendi difficile da interpretare. Da quest’anno esiste uno strumento in più a disposizione dei professionisti, per interpretare le bizzarrie del mercato. È il WineMonitor di Nomisma, istituto di ricerche di mercato bolognese. Denis Pantini è il project leader di questo strumento che fornisce dati sul mercato interno e sull’export. Secondo Pantini non è solo la crisi a incidere sui consumi. «Solo 25 anni fa - dice - l’Italia era il 2° consumatore di vino al mondo con oltre 36,6 milioni di ettolitri, dopo la Francia, che deteneva il primato con 41,7 milioni di ettolitri di vino bevuti ogni anno. Oggi la Francia mantiene il livello più alto di consumi, scendendo a 30,3 milioni; l’Italia ha ceduto il posto agli Usa (29 milioni di ettolitri) ed è incalzata da Germania (20 milioni) e Cina (17,8 milioni), per la quale si prevede, fra 5 anni, un sorpasso nei confronti di Italia e Germania».
Trasformazione demografica
In realtà il nostro Paese sta attraversando una vera e propria rivoluzione demografica, che fa presagire come il calo dei consumi di vino sia molto più sistemico che episodico. «Ciò che ha inciso maggiormente nella diminuzione dei consumi - spiega Pantini - è stata la riduzione dei “bevitori quotidiani”, coloro cioè che consumano più di mezzo litro di vino al giorno». Tenendo conto della composizione demografica futura della popolazione italiana, delle modalità di consumo, del grado di penetrazione del vino per fasce di età, di altre variabili economiche e sociali, Wine Monitor stima per il 2020 un ulteriore calo dei consumi di vino in Italia pari al -6,1% rispetto al 2012, per un livello complessivo di 21,2 milioni di ettolitri e di circa 34 litri pro capite.
Direzioni di lavoro
In sostanza, servono nuove occasioni di consumo. Secondo Pantini «È indispensabile incrementare la possibilità di bere il vino al calice, ampliandone l’offerta e c’è bisogno di rivedere la politica del prezzo al pubblico, che per certi prodotti conduce a ricarichi insostenibili. Inoltre bisogna ampliare le occasioni di consumo al di là del pranzo o della cena, legandole a momenti di convivialità come l’aperitivo o il dopocena». Tendenze oggi già in atto. «I prodotti in crescita in Italia sono gli spumanti e i bianchi, a scapito dei rossi strutturati».