Occhio all’igiene, il cliente vi giudica

Secondo una recente indagine di Ispo i luoghi di ristoro sono quelli che meno deludono, tra otto ambienti della vita quotidiana, le attese degli italiani in materia di pulizia. Per contro, se qualcosa non va, la responsabilità ricade sul titolare dell’esercizio

Per quanto la realtà sia inferiore ai desideri per gli italiani la pulizia dei luoghi della ristorazione è migliore di quella esistente in altri ambienti della vita quotidiana, scuole e strutture socio-sanitarie comprese.
Lo ha rilevato l’indagine effettuata da Ispo per Afidamp Servizi su un campione rappresentativo, composto da 801 soggetti, e presentata al recente Forum Pulire di Milano.

Le aree “critiche”

Nei luoghi della ristorazione il divario tra il livello di pulizia desiderato e quello riscontrato è di soli 1,8 punti contro, per esempio, i 2,6 delle strutture socio/sanitarie. Nel termine pulizia sono inclusi più aspetti, che non hanno, evidentemente, lo stesso peso. L’indagine ha puntato a stabilire se ne esiste almeno uno, nelle diverse situazioni, tanto importante per l’intervistato che preferisce andarsene piuttosto che farne a meno.
L’84% ha risposto di sì, precisando anche quale: nel caso specifico principalmente la pulizia di cucina, stoviglie e posate. Quindi, il consumatore è complessivamente soddisfatto del livello di pulizia che riscontra quando mangia fuori casa, ma può cambiare rapidamente idea (e locale) se viene deluso su un aspetto che ritiene importante.
Su chi ricade la responsabilità della pulizia del luogo di ristoro? Per 63 intervistati su 100 sul titolare, mentre 16 citano l’impresa di pulizie e 8 i frequentatori/utilizzatori del locale (per il 13% le “colpe” vanno ripartite tra tutti i soggetti interessati).

Tra le 8 tipologie di ambienti considerate il luogo di ristoro è quello in cui il ruolo del titolare coincide più fortemente con la responsabilità (solo il 56% stabilisce questa equazione nel caso dell’albergo). Il vincolo della responsabilità si allenta quanto più la “proprietà” appare lontana e invisibile. Inoltre, nei luoghi di permanenza viene attribuita più responsabilità a chi ne ha la titolarità, mentre nei luoghi di passaggio, come strade e mezzi pubblici, il primo responsabile è considerato chi li frequenta e/o utilizza.

Più garanzie se l’addetto è professionale
Pur delegando al titolare del locale la responsabilità di un buon livello di pulizia, l’intervistato non rinuncia ad avere delle opinioni su come ottenerlo. L’atto di pulire viene visto come una professione vera e propria, che implica regole, diritti e strumenti. Chi pulisce un locale pubblico dovrebbe avere un contratto di lavoro regolare per 77 italiani su 100 (solo 54 lo pensano per il collaboratore domestico) e una formazione professionale specifica per 38 su 100 (contro 17), mentre è praticamente irrilevante la nazionalità.
Addirittura l’86% concorda sul fatto che questa attività richieda strumenti corretti. Che le pulizie siano effettuate in modo professionale interessa soprattutto donne, casalinghe, persone con una buona istruzione, studenti e residenti in grandi città. Anche perché per l’85% pulizia coincide con salute.

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