E Okabe apre il Boutequinho (in via Keplero a Milano)

Boutequinho
Roberto Okabe
La terza nuova apertura di Roberto Okabe nel 2021 nasce da un relooking del Finger’s Club, l’elegante lounge bar situato sotto il ristorante che l’architetto brasiliano Isabella Pacifico Homem ha trasformato in un locale tutto nuovo

Era il 1997 quando la Compagnia generale dei viaggiatori naviganti e sognatori aprì a Milano le sue porte accogliendo schiere di felici appassionati della cucina giapponese che negli ambienti un po' rustici gustavano le specialità del ristorante. Solo due anni per veder nascere lo Zen, il primo Kaitensushi d’Italia. E poco di più per il Mori Jungle Sushi a Erbusco, tra le colline della Franciacorta, a un passo da Gualtiero Marchesi (che di Okabe era grande estimatore). Poi, ed è storia nota, nel 2004 ecco il Finger’s (www.fingersrestaurants.com), aperto in società con Clarence Seedorf, ex, fortissimo, centrocampista di squadre di mezza Europa. Infine, nel 2011 il Finger's Garden.

Oggi Roberto Okabe, fuoriclasse della ristorazione, presenta il Botequinho, ristorante e bar in perfetto stile paulista con assaggi di cucina brasiliana, nippo e un bel contorno di live music.

L'origine

Il Botequinho nasce da un relooking del Finger’s Club, l’elegante lounge bar situato sotto il ristorante che l’architetto brasiliano Isabella Pacifico Homem ha trasformato in un locale tutto nuovo. Il locale vuole rendere omaggio a São Paulo, la sua città natale di Okabe.

A caratterizzare l’interior, infatti, un’opera in tecnica mista di Mauro Roselli, l’artista modenese che già aveva dipinto a spray gli interni e gli esterni del Finger’s Garden; mixando legno, alluminio e altri materiali di riciclo, l’installazione site specific riproduce alcuni fra gli edifici più significativi di San Paolo che hanno caratterizzato la vita di Okabe.
Una sorta di “murale in 3D”, illusorio e magico, che trasporta l’ospite nell’atmosfera festosa e cosmopolita della capitale brasiliana.

Le anime di Okabe

Nel Botequinho convivono, quindi, le tre anime di Okabe: quella brasiliana, quella giapponese e quella italiana. Lui stesso è un ponte fra due continenti e due culture, Sud America e Asia, con l’Europa (l’Italia) nel mezzo.
«Il Botequinho - dice Okabe - è un locale dove prendere un aperitivo, cenare o sorseggiare un drink dopo cena ascoltando dal vivo la bossa nova, spizzicando assaggi di cucina brasiliana e nikkei. Si inizia con gli aperitivi dalle ore 19 per poi, volendo, trascorrere tutta la serata cenando e ascoltando buona buosica».

L'offerta

Ad accompagnare i fantasiosi cocktail del barman Alessandro Lisco, le tapas in stile carioca e ispirazione orientale creati dalla chef brasiliana Lili Gomes da Silva: la piccola fasolata tradizionale, il ceviche paulistano, i casquinha de siri (polpa di granchio gratinata con il formaggio), l’empadinha de palmito (gustosa quiche a base di verdure), carne alla brace e, naturalmente, diverse versioni di temaki.

Il concept

Roberto Okabe ha trasferito molto del proprio vissuto nel concept del Botequinho: «In Brasile non è stata una vita facile, giocavo a calcio per strada e allo stesso tempo sentivo la pressione della mia famiglia giapponese che mi spronava a studiare. Di San Paolo non posso dimenticare tutto ciò che mi ha reso più forte ed è per questo che nell’installazione insieme all’Edificio Copan, al MASP, il Museo d’Arte di San Paolo, al Teatro Municipale, al Parco Ibirapuera, in cui correvo, all’Avenida Paulista, dove andavo al cinema, ho voluto anche una favela dove mi era proibito andare, ma dove scappavo per giocare a pallone… A San Paolo le favelas sorgono in mezzo ai quartieri residenziali: ecco perché il banco bar è stato realizzato con pezzi di legno di recupero, come vecchi taglieri».

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