Parte la campagna “Ristoranti contro la Fame”

Ristoranti contro la Fame
Per la prima volta, tra i paesi beneficiari c'è anche l'Italia

Nell’ambito del programma del Fuorisalone, al Teatro degli Arcimboldi di Milano, è stata presentata la settima edizione di “Ristoranti contro la Fame”.

Prende così il via la campagna adesioni 2021 che vedrà gli chef dimostrare concretamente la volontà di rilancio del settore e per confermare l’impegno del mondo della ristorazione nella lotta contro la fame in Italia e nel mondo. (Leggi qui l'articolo sull'ultima edisione di Ristoranti contro la fame):

L’iniziativa, promossa da Azione contro la Fame, prenderà concretamente il via il 16 ottobre in occasione della Giornata mondiale dell’Alimentazione e ha l’obiettivo di coinvolgere i ristoranti in un grande gesto che mira a donare cibo alle persone più vulnerabili. In questi anni il progetto ha trovato ospitalità in oltre 700 attività della ristorazione italiana e ha raggiunto, complessivamente, oltre 500.000 persone. Nel corso di questa edizione, che si concluderà il 31 dicembre, i clienti che aderiranno all’iniziativa potranno donare due euro per l’acquisto di un “piatto solidale".

Secondo il rapporto pubblicato dalla Fao, sono 811 milioni le persone che ne soffrono a causa di guerre, cambiamenti climatici e disuguaglianze. Nel corso dell’incontro sono state presentate anche le attività sul campo che saranno sostenute dall’organizzazione attraverso l’iniziativa, in particolare gli interventi in Sahel, Libano e India. In particolare, in Sahel l’organizzazione sosterrà ancora l’intelligenza artificiale per contrastare i cambiamenti climatici con un progetto innovativo che combina le immagini satellitari e i dati raccolti dai pastori per monitorare la siccità e guidare gli allevatori verso pascoli migliori; in India, Azione contro la Fame darà seguito alla realizzazione degli “orti giardino”, pensati per libere i più vulnerabili dall’insicurezza alimentare, proiettandoli verso l’autosufficienza; in Libano, il network si occuperà del sostentamento delle comunità di rifugiati con l’obiettivo di migliorare le loro condizioni socioeconomiche con l’accesso ai beni di prima necessità.

La fame in Italia

Per la prima volta il progetto è promosso anche in Italia, dove coinvolgerà 50 famiglie vulnerabili della periferia di Milano per un totale di 250 persone, già nel 2022. L’obiettivo dell’organizzazione è quello di estendere l’iniziativa anche in altri territori. D’altra parte, anche in Italia, pur con forme diverse, molte persone vivono una condizione di insicurezza alimentare (5,6 milioni nel in povertà assoluta, Istat). Il modello sul quale è basato il programma, del resto, è già stato testato in Spagna, Palestina, Georgia e in diversi paesi dell'America Latina.

I cardini del progetto

I cardini del progetto saranno tre:
1. Dare un contributo alla spesa settimanale,per fornire un supporto nutrizionale immediato.
2. Promuovere l'educazione alimentare allo scopo di favorire l’adozione di una dieta sana ed equilibrata da parte dei beneficiari.
3. Un programma di formazione per il miglioramento delle capacità personali, sociali e professionali utili per favorire l’autonomia e, così, la sicurezza alimentare a lungo termine.vIl programma riserverà una particolare attenzione alle famiglie con due o più figli (soprattutto con bambini con età inferiore ai 5 anni), con donne in gravidanza o neomamme, con genitori disoccupati o impegnati in lavori occasionali.

«Come per altri settori strategici dell’economia italiana, l’impatto del Covid-19 si è fatto sentire anche nell’ambito del comparto della ristorazione - ha dichiarato Simone Garroni, direttore generale di Azione contro la Fame - Eppure, i "Ristoranti contro la Fame", non si sono tirati indietro e sono ancora pronti a lavorare al nostro fianco per dare cibo a chi non ce l’ha. Gli italiani, oggi, hanno un motivo in più per pranzare o cenare al ristorante o in pizzeria: la solidarietà. Recarsi in uno dei locali aderenti diventa non solo un’opportunità per dare cibo ed alimenti terapeutici ai bambini malnutriti nel Sud mondo ma anche un modo per consentire alle famiglie più vulnerabili del nostro Paese di sconfiggere la fame».

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