L'ultimo numero di Ristoranti è andato in stampa nel momento in cui la minaccia di un secondo lockdown aleggia in rete e bar e ristoranti hanno appena subito l’ennesimo colpo con l’obbligo di chiusura anticipata. Un provvedimento che penalizza il nostro settore, nonostante il 77,6% dei contagi da Covid avvenga in ambito domestico come confermano i dati dell’Istituto Superiore della Sanità.
“Se si proseguirà sulla strada delle chiusure anticipate, invece di incrementare i controlli per punire chi non rispetta le regole, si rischia la chiusura di 50mila imprese e la perdita di 350mila posti lavoro!”, tuona in una nota stampa il presidente Fipe, Lino Stoppani.
Servono dunque aiuti, per ridurre le spese dei pubblici esercizi, dagli affitti al fisco. Ma serve (ahinoi, ancora una volta) una grande prova di responsabilità da parte dei gestori per proteggere se stessi, i propri collaboratori e i clienti, anche quelli che “la mascherina l’hanno lasciata in auto” e quelli che si presentano senza prenotazione con 12 “congiunti”. Serve un cambio di marcia: secondo l’osservatorio Crest di The Npd Grpoup nel primo semestre 2020 la spesa per il pranzo si è dimezzata, ma ha fatto meglio chi è ricorso a delivery e take away, chi saputo sfruttare il dehors e chi ha usato con intelligenza le promozioni. Serve battere nuove strade come ci raccontano nelle pagine del numero di Ristoranti di ottobre 2020 i protagonisti del primo Horeca Work Forum di Assisi. E serve infine valorizzare il nostro immenso patrimonio gastronomico, come fanno i giovani chef, protagonisti delle nostre storie. Serve, in una parola, resistere!