Uno non è un grande allenatore quando fa muovere i giocatori secondo le proprie intenzioni, ma quando insegna ai giocatori a muoversi per conto loro. L’ideale assoluto avviene nel momento in cui l’allenatore non ha più niente da dire perché i giocatori sanno tutto quello che c’è da sapere. Parola di Julio Velasco.
Ho scelto di aprire l’editoriale di questo numero con una delle frasi più celebri del guru della nostra pallavolo ed eccezionale motivatore. Il perché è presto detto: attraverso la sua esperienza personale, l’allenatore di quella che è stata definita “la squadra del secolo” ha fornito preziosi insegnamenti a chiunque aspiri a costruire un team dai solidi valori. Brigate di cucina e sala comprese.
Lo sa bene Ivano Ricchebono, da poco rientrato nella sua Genova, che ha costruito con Marco Primiceri e Lucia De Prai una brigata ben affiatata. Tanto che oggi i tre firmano insieme il menu (a proposito di giocatori che sanno tutto quello che c’è da sapere). Certo per fare team building ci deve essere l’impegno del ristoratore che vede nello staff la sua risorsa primaria. E gli esempi non mancano. C’è chi addirittura ha strutturato delle vere e proprie attività di team building, come succede da Ca’ Matilde in provincia di Reggio Emilia, grazie all’impegno di Marcella Abbadini e dello chef Andrea Incerti Vezzani.
A coloro che invece ci stanno pensando dedichiamo i consigli dei nostri esperti. Uno su tutti? Fissare un sistema di valutazione costante e di restituzione degli esiti al collaboratore immediato.