Dal 1996 al 2014, dieci annate di Braide Alte Livon raccontate a Milano

Trovarsi nel calice un bianco di vent'anni fa è sempre stimolante. Un po' perché hai davanti davanti un pezzetto di storia, un po' perché sai che stai assaggiando un qualcosa che diventa sempre più raro. Ecco allora il Braide Alte 1996, ai tempi ancora vino da tavola, che ha aperto una degustazione milanese molto ben frequentata (mi riferisco ai vini, ovviamente) che ha portato poi nei calici varie e decisamente gradevoli vendemmia. 2000, 2001, 2004, 2007, 2008, 2010, 2011, 2013 e 2014 (quest'ultimo una vera anteprima che verrà messa ufficialmente in commercio al Vinitaly 2016).

Dunque i vini. Splendido il 1996, ancora nel pieno delle forze e capace di stimolare naso e palato. Un "giovincello" dal colore paglierino carico con riflessi verdi che risulta pulito, fresco (nonostante l'età), piacevolmente fruttato, molto minerale e equilibratamente speziato. Ricco e penetrante si abbina, come quasi tutte le annate successive, alla carne bianca (agnello compreso) e ai pesci (marinati, al forno o in salsa, lasciate stare crudità al naturale, il Braide Alte merita pietanze gustose e sapide).
Superlativo anche il 2000 che ha un naso quasi pungente, pieno, caldo, piuttosto tostato (il Braide svolge la prima fermentazione in barrique ungheresi di media tostatura di 36 mesi di stagionatura, insomma botticelle che si fanno poi sentire al gusto). Una bella annata dal gusto "internazionale" che però piace anche agli italiani (quelli dal palato più allenato). Il 2001? Paglierino carico (senza la tonalità verdolina propria dei primi due) ha un naso pulito, ricco e pieno. Profuma di frutta matura dolce, ha note tostate e un fondo di vaniglia presente ma equilibrato. 2004 ingiudicabile (capita anche ai migliori che un tappo tradisca) e così anche il 2008. Torna a livelli di eccellenza il 2007 che ha colore paglierino carico, è ben fresco al naso, minerale, alcolico di gran struttura e con una fresca vena di erbe e spezie.

E arriviamo alle annate più moderne. Quelle più facilmente rintracciabili in ristoranti ed enoteche. Ecco allora il 2010 che ha un particolare (se confrontato con le vendemmie precedenti) colore paglierino tenue e che tuttavia "recupera" questa caratteristica con un naso pulito, fresco, leggermente tostato e che al palato si presenta come tra i più facilmente bevibili e comprensibili del gruppo di bottiglie in scena. Piacerà a tutti e la bottiglia finirà, questo è certo.
Tornano i riflessi verdolini nel paglierino del 2011 che ha una bella nota alcolica, una gran struttura e netti sentori di erbe fresche e frutti tropicali. Simile il 2013, con una vena minerale ben presente e  piacevole.
Tutto in evoluzione (anche se è già un gran bel vino) il 2014. Un bianco pieno, ricco e lungo che ha una vena agrumata che lo rende più che ottimo già oggi. Tra una ventina d'anni si vedrà. Intanto, come dicevamo, viene presentato al Vinitaly. L'occasione per un'assaggio la si può raccogliere a Verona.

 

BRAIDE ALTE Gran Cru
Aziende Agricole Livon, Dolegnano (Udine)

Dati analitici generali (dalla scheda tecnica fornita dall'azienda)
Vigneto Braide Alte situato in località Ruttars nel Comune di Dolegna del Collio Tipo di terreno: Marne e argilla
Vitigni Chardonnay, Sauvignon, Picolit, Moscato Giallo
Ceppi per ettaro 8000
Forma di allevamento Guyot, cordone speronato

VINIFICAZIONE E AFFINAMENTO Vendemmia effettuata interamente a mano in cassette, con macerazione a freddo in pressa orizzontale della durata di otto ore e successiva pulitura del mosto per decantazione. La fermentazione avviene in barriques nuove di Allier a una temperatura controllata di 14-16 °C. Terminata la fermentazione, il prodotto così ottenuto non viene travasato e rimane quindi a maturare negli stessi contenitori per circa otto mesi mantenendolo a una temperatura costante. Concluso tale periodo viene effettuato l’assemblaggio definitivo a cui fa seguito l’imbottigliamento ed ulteriore lungo periodo di affinamento in bottiglia prima che il vino inizi ad essere distribuito.

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