Digitalizzazione: l’obiettivo è mettersi al passo. Scopri come

Qonto ha fotografato lo stato della digitalizzazione dei ristoranti in Italia. Mariano Spalletti, country manager di Qonto in Italia, spiega come colmare il divario esistente

L'emergenza sanitaria da Covid-19 ha impresso una generale accelerazione alla digitalizzazione delle imprese. L'affermazione è di Qonto, servizio finanziario 100% digitale che si rivolge esclusivamente a imprese e professionisti, che ha tracciato un quadro attuale del tasso di digitalizzazione tra le pmi italiane e che rivela più di una peculiarità.

Lo spaccato dell’indagine, però, afferma anche che negli ultimi 12 mesi il settore della ristorazione non ha conosciuto una netta accelerazione verso la digitalizzazione, cosa che invece è avvenuta in altri settori: solo il 37% delle imprese di questo comparto (contro il 44% del totale delle intervistate da Qonto) ammette di aver introdotto nel proprio business nuovi strumenti digitali.

La pena: perdita di competitività

Se si guarda alla percentuale di budget che le aziende del comparto hanno dichiarato di aver investito nell’adozione e implementazione di strumenti digitali nel 2020, notiamo che solo il 24% di queste ha investito almeno il 10%, e solo l’8% ha superato il 30%. La maggioranza delle aziende della ristorazione intervistate (33%) ha dichiarato di aver destinato meno del 5% del budget 2020 agli investimenti in digitalizzazione.
(Leggi qui il nostro approfondimento sul tema "Ristoranti e digitale"
Eppure, sembra essere chiara ai più l’urgenza di avviare un processo di trasformazione digitale, pena la perdita di competitività (temuta dal 41% delle imprese del settore intervistate) e di ricavi (24%), maggiori costi di gestione e operativi (20%), e addirittura la non sostenibilità del business nel medio-lungo periodo (10%). Interpellati sul perché l’impresa non investa di più in digitalizzazione, il 20% degli imprenditori ammette la mancanza di risorse economiche per farlo, anche se rimane uno “zoccolo duro” (13%) che si dichiara convinto che tali investimenti non siano necessari alla propria attività.

Un aiuto nella lettura di tutti questi dati forse può arrivare dall’analisi della tipologia di servizi che il settore ha attivato nello scorso anno e da una riflessione sull’età anagrafica delle microimprese che hanno scelto la via della trasformazione digitale. Sul primo fronte, notiamo subito che i ristoratori che hanno attivato nuovi servizi finanziari sono il 63% del campione e che ben il 53% ha fatto ricorso a programmi per attività di marketing e pubblicità (rispetto al 34% del campione totale). Seguono l’adozione di chat e messaggistica (32%) e di piattaforme di e-commerce (32%), entrambe in linea con il totale del campione analizzato.

Più adeguate le aziende giovani

Sul secondo fronte, vediamo che sono le imprese tra i 5 e i 10 anni di anzianità quelle che hanno vissuto più di tutte un'accelerazione verso la digitalizzazione: 50% contro il 35% delle imprese che hanno spento meno di 5 candeline. Questo dato può essere spiegato considerando che, in questo settore forse più che in altri, le aziende di più recente costituzione sono digital-native e che dunque, nell’affrontare l’emergenza sanitaria, sono partite più avvantaggiate rispetto alle loro sorelle maggiori

Se si guarda invece alla digital perception che il totale dei ristoratori intervistati hanno della loro attività, si scopre che il 43% si promuove come molto digitalizzato (un dato però inferiore rispetto al totale del campione intervistato, che si attesta sul 56%), a fronte di una valutazione del settore che è alta solo per il 33% dei ristoratori.

«Nella situazione in cui si è trovato l’anno scorso, il settore della ristorazione ha dovuto trovare formule innovative per adeguarsi al nuovo contesto e continuare ad operare, rimanendo in contatto con i propri clienti, ma anche per promuoversi e farsi conoscere da nuovi prospect per aumentare le proprie vendite in un periodo particolarmente delicato. Ed ecco spiegato l’importante ricorso a servizi digitali di comunicazione - ha affermato Mariano Spalletti, country manager di Qonto in Italia - L’altro importante aspetto che emerge chiaro dalla nostra indagine è l’ampio ricorso che queste aziende hanno fatto a nuovi servizi di gestione finanziaria, a testimonianza della maggiore consapevolezza dei vantaggi che questi possono portare alle loro attività, in termini di trasparenza, semplificazione e risparmio di tempi e risorse».

Interessante infatti considerare l’approccio che queste imprese hanno avuto nell’ultimo anno rispetto alla loro gestione finanziaria: circa il 40% del campione intervistato ha dichiarato di aver aperto un conto business online - come Qonto - per far fronte alle necessità dettate dalla pandemia, il 35% di aver fatto più pagamenti online, il 33% che ha utilizzato maggiormente la carta rispetto al contante.

Una buona notizia

E infine una buona notizia: per il 2021, quasi il 70% delle imprese intervistate prevede un maggior sviluppo digitale. Una percentuale che ci fa forse intendere che anche i più scettici, magari più lentamente, si stanno convertendo al digitale: non solo infatti cresce di ben 13 punti percentuali la quota di aziende che dichiara che quest’anno investirà più del 10% del proprio budget in digitalizzazione (il 14% investirà addirittura più del 30%), ma cala anche la percentuale dei ristoratori che dichiara che non lo farà.
Per il 2021, ancora una volta saranno i servizi legati al marketing e alla pubblicità quelli a cui verranno destinati i budget più consistenti – scelti dal 32% del campione - seguiti dai software di contabilità (21%).

                                                          L'intervista

Abbiamo approfondito l'argomento con Mariano Spalletti. Ecco cosa ci ha detto:

Mariano Spalletti

D. Cosa si intende per digitalizzazione di un’attività?

La digitalizzazione delle attività aziendali può avvenire a diversi livelli, che per semplificare possiamo ridurre a due gruppi.

Il primo è relativo alla digitalizzazione dei processi interni all'azienda e, più precisamente, all'organizzazione di tutte le attività indirette e di supporto al corretto svolgimento dell'attività di impresa: si va dall'amministrazione (gestione documentale, di spese e pagamenti aziendali, fatturazione e contabilità) alla "business intelligence", cioè la gestione dei dati (raccolta multi-canale, classificazione, ed elaborazione).

Il secondo riguarda invece le modalità di pubblicizzazione, vendita e distribuzione dei prodotti e servizi venduti dall'impresa.

La digitalizzazione ha dei vantaggi chiari sul business, in quanto la semplificazione dei processi che ne deriva consente di risparmiare tempo ed energie, che possono essere concentrate sul core business e quindi sulla creazione di valore per i propri clienti e, conseguentemente, per l'azienda stessa.

D. Un ristoratore con livello di digitalizzazione basso o tendente a zero, da dove dovrebbe cominciare ad aggiornare i suoi strumenti di lavoro? Quali sono i primi passi?

Siamo reduci da un periodo che ha profondamente modificato le abitudini al consumo, accelerando drasticamente l'adozione del digitale in un modo irreversibile, comportando un cambiamento culturale destinato a permanere.
I settori più impattati sono stati e-commerce, food delivery e, chiaramente, i pagamenti digitali che ne abilitano l'utilizzo da parte degli utenti.
Se dovessi indicare tre priorità ad un ristoratore che vuole digitalizzarsi, sarebbero:

    1. Organizza i tuoi processi interni in modo da gettare le basi per semplificare la gestione operativa quotidiana della tua impresa, partendo chiaramente dalla digitalizzazione della gestione dei pagamenti e della relativa rendicontazione contabile. Questo è il punto di partenza per liberarsi da inutili complessità burocratiche e concentrare tempo ed energie sul core business dell'azienda. Infatti, secondo i dati dell'Osservatorio Qonto, i servizi finanziari sono ritenuti i più importanti tra i servizi digitali dalla maggior parte delle imprese intervistate nel settore della ristorazione (69%) e, per il 49% di queste, il tempo risparmiato utilizzando questi servizi è superiore alla mezza giornata alla settimana.
    2. Inizia a vendere online, ma comincia a farlo sfruttando piattaforme di food delivery già conosciute, preferibilmente con promozioni studiate per cominciare a farti conoscere da nuovi clienti.
    3. Fatti aiutare da un consulente di marketing per aumentare la tua visibilità online e migliorare la conoscenza del tuo brand, elemento chiave per costruire e mantenere un vantaggio competitivo anche nel medio periodo.                                                                                                                                                                           D. Se l'emergenza sanitaria ha impresso un’accelerazione alla digitalizzazione. Cosa succederà quando sarà trascorsa?  Si tornerà indietro? Ci sarà un rallentamento? Si andrà avanti alla stessa (o maggiore) velocità?  

Tutti noi non vediamo l'ora di tornare alla vita "pre-COVID", ma è abbastanza evidente che ci troviamo di fronte ad un cambiamento culturale. Le barriere all'adozione di servizi digitali sono infatti state gioco forza superate a partire del primo lockdown - basti pensare che il 70% delle persone che hanno acquistato online in aprile 2020 lo facevano per la prima volta, scoprendo di fatto un nuovo modo di fare acquisti.
L'accessibilità e la semplicità di utilizzo di questi servizi, uniti ad una nuova consapevolezza circa la sicurezza dei pagamenti digitali, fanno di questa accelerazione solo l'inizio di un processo virtuoso che continuerà nei prossimi anni, favorito inoltre dalle iniziative che saranno messe in atto dal Governo con Recovery Plan - essendo la digitalizzazione uno degli obiettivi principali.
Gli stessi dati diffusi dall'Osservatorio Qonto mostrano infatti non solo una forte accelerazione nel processo di digitalizzazione delle PMI italiane - comprese quelle del settore ristorazione - nel corso del 2020, ma anche l'intenzione di proseguire in questa direzione nel 2021.
In particolare, relativamente al settore della ristorazione, il 70% delle imprese intervistate prevede un maggior sviluppo digitale nel 2021. Una percentuale che ci fa forse intendere che anche i più scettici, magari più lentamente, si stanno convertendo al digitale: non solo infatti cresce di ben 13 punti percentuali la quota di aziende che dichiara che quest’anno investirà più del 10% del proprio budget in digitalizzazione (il 14% investirà addirittura più del 30%), ma cala anche la percentuale dei ristoratori che dichiara che non lo farà.
I servizi digitali più richiesti nel 2021 sono quelli legati al marketing e alla pubblicità (scelti dal 32% del campione), seguiti dai software di contabilità (21%) e dai servizi finanziari (9%).

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome