“La Psicologia al servizio della Ristorazione”. Se n’è parlato oggi al Festival del Giornalismo Alimentare

Sicurezza Alimentare
Le anticipazioni del libro su come gestire le situazioni di stress da lavoro in cucina

Si sta svolgendo a Torino (oggi e domani 28 settembre) il Festival del Giornalismo Alimentare. Tra i numerosi incontri del fitto programma, particolarmente interessante per la categoria degli chef è stata la presentazione, avvenuta questa mattina del progetto "La Psicologia al servizio della Ristorazione”, iniziato nel 2019 dall’Ordine degli Psicologi del Lazio insieme all’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto.

Si tratta di un’iniziativa inedita, che vede per la prima volta il mondo scientifico occuparsi in modo sistematico delle problematiche legate al tema dello stress lavoro-correlato nell’ambito della ristorazione.
Ovviamente, nel 2020 la problematica dello stress è diventata ancora più rilevante a seguito degli infausti eventi provocati dallo scoppio della pandemia, con le prolungate sospensioni del lavoro e le drammatiche chiusure definitive.

L’Associazione Italiana Ambasciatori del Gusto, è stata l’unica a essere individuata come beneficiaria da 50 Best for Recovery che ha messo a disposizione i fondi necessari ad avviare il progetto presentato questa mattina dalla chef Cristina Bowerman e da Isabella Corradini, psicologa sociale e del lavoro, esperta di sicurezza negli ambienti del lavoro dal punto di vista psicologico e referente dell’aria rischi. Ha condotto l’incontro la giornalista gastronomica Eleonora Cozzolella.

Le due relatrici hanno rimarcato (la Bowerman per esperienza diretta, la psicologa in seguito alle osservazioni condotte su focus group) come lo chef (ma anche i suoi collaboratori) tendano pericolosamente  a isolarsi dal contesto sociale e vivere una sorta vita parallela nel luogo di lavoro (la cucina). Questa vita condotta in un microcosmo, il non tener conto delle ore di lavoro, la scarsa conciliazione tra vita privata e lavorativa costituiscono una spinta psicologica irritativa che può portare a disturbi  molto seri.
Poi ci si è messa anche la pandemia. Per parlare di numeri, prima del Covid la percentuale dei cuochi che lamentava problemi di ansia, isolamento sociale e, parlando di problemi fisici, disturbi del sonno, era del 30%. Dopo il coronavirus, la percentuale è salita al 54%.

In un panorama così buio, un raggio di luce. Sempre secondo questo studio, fra tanti disastri, la pandemia sta lasciando qualche traccia positiva nella categoria. Per esempio, sono migliorate le relazioni sociali, è aumentata la solidarietà tra colleghi, la creatività imprenditoriale e la spinta a mettere in atto buone pratiche di lavoro, con uno ridimensionamento dello stacanovismo e la tendenza a dedicare più tempo dedicato alla famiglia e allo svago.

Le conclusioni del progetto saranno raccolte in un libro su come gestire le situazioni di stress che nessun ristoratore dovrebbe perdersi.

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