Lasciare un’impronta sul territorio: le cantine d’arte

Due famiglie di vigneron, i Lunelli e gli Antinori, due note firme, Pomodoro e Casamonte, dietro i nuovi teatri del vino

Due case vinicole sono balzate agli onori delle cronache per la bellezza e la qualità architettonica della loro sede. Una è Tenuta Castelbuono, di proprietà di Cantine Ferrari e della famiglia Lunelli, che nel territorio umbro di Montefalco ha realizzato una struttura avveniristica progettata dallo scultore Arnaldo Pomodoro.
L’altra è Marchesi Antinori, la cui straordinaria sede a San Casciano Val di Pesa ha fruttato al suo progettista, l’architetto Marco Casamonti, il premio Us Award 2011 dedicato all’architettura, assegnato ogni anno dalla rivista specializzata US-Ufficiostile del Gruppo 24 Ore, spuntandola su un lotto di ben 130 progetti partecipanti.
Entrambe le aziende hanno fatto propria una tendenza sempre più diffusa tra i principali produttori italiani: realizzare cantine che non solo siano funzionali ai fini industriali, ma rappresentino anche un monumento, un’opera d’arte da incastonare nel territorio in cui si trovano.
I concetti delle due realizzazioni sono simili nello scopo, quello di imprimere un’impronta nel luogo in cui sorgono, ma sono molto differenti nell’estetica.

Conciliare esigenze produttive ed estetiche

È un grande guscio di testuggine, lungo oltre 30 metri, la cantina voluta dalla famiglia Lunelli per la propria Tenuta Castelbuono, nel cuore del territorio umbro del Sagrantino e affacciata sulle pendici del Subasio, proprio in fronte ad Assisi.
Il Carapace, così è stata battezzata la struttura dal suo creatore, lo scultore Arnaldo Pomodoro, ha l’aspetto avveniristico di un enorme cupola brunita, segnata da un motivo a freccia.
«È una struttura - spiega lo stesso Pomodoro - che esce dalla terra e si protende al cielo, ancorata alla tradizione ma proiettata nel futuro».
Difficile progettare in un territorio così mistico, che ospita alcuni tra i monumenti immortali della Cristianità e dell’Italia, disseminati nelle terre di San Francesco, da Assisi a Gubbio, da Trevi a Spoleto.
I Lunelli avrebbero potuto limitarsi a realizzare una moderna struttura produttiva, ma sono andati oltre, sicuramente con un investimento ben più ingente di quanto avrebbe richiesto una cantina tradizionale. La struttura diventa così anche un monumento di famiglia, un modo per imprimere il proprio nome sul territorio, come un tempo facevano i nobili erigendo i loro castelli. A giugno 2012 la cantina sarà ufficialmente inaugurata, segnando anche un passaggio generazionale: l’evento segnerà anche il momento in cui Gino Lunelli, l’artefice del grande successo di Cantine Ferrari, passerà definitivamente la mano dell’azienda ai suoi nipoti, in particolare a Marcello Lunelli, attuale vicepresidente dell’azienda.
Tenuta Castelbuono produce Sagrantino di Montefalco e Rosso di Montefalco e, all’atto dell’inaugurazione ufficiale, proporrà anche una nuova etichetta. È una delle due tenute della famiglia fuori dai confini dell’originario Trentino.
L’altra è la Tenuta Podernovo a Terricciola, sulle Colline Pisane, dove
sono in produzione rossi di corpo a base di sangiovese e piccole
percentuali di cabernet, merlot e vitigni locali.

Nuovi modelli di marketing territoriale
La struttura di Antinori a Bargino, frazione di San Casciano Val di Pesa (Firenze), nel cuore del Chianti, invece, praticamente non appare a chi transiti rapido nelle sue vicinanze. Si sviluppa tutta sotto terra, lasciando intuire la sua presenza con due fenditure nel terreno, due segni paralleli che disegnano una specie di ideogramma nel fianco della collina. Armonico equilibrio con la natura e capacità di sfruttare la morfologia del paesaggio collinare del Chianti, la cantina - che sarà inaugurata a fine anno - ospiterà tutta l’attività della Marchesi Antinori, non solo produttiva ma anche gestionale. Quasi invisibile dall’esterno, la cantina si trasforma infatti in una scultura architettonica all’interno, suddivisa su vari livelli, in cui trovano spazio i parcheggi, la zona produttiva, gli uffici e le aree destinate ai visitatori. La zona d’invecchiamento del vino è stata posta all’interno, nelle profondità della collina, in una zona buia e naturalmente termoregolata ideale per ospitare le barrique e le botti.
La parte superiore, quella corrispondente alla fenditura più alta, è invece quella più operativa, con le zone di conferimento del vino, di vinificazione, imbottigliamento e magazzino.

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