Debutto rinviato per la nuova tassa sui rifiuti che dovrà sostituire Tarsu, Tia e Tia2. Per i ristoranti situati nei comuni (l’82% del totale) che oggi applicano la Tarsu si prevede un vero e proprio salasso: gli incrementi di costo potranno arrivare a superare il 500%
Problema (solo) rinviato: la nuova tassa sui rifiuti, la Tares, capace di togliere il sonno ai ristoratori per il forte impatto che promette di avere sui loro conti, per il momento è stata congelata: le prime due rate, in origine previste per luglio e ottobre), si pagheranno ancora con la vecchia tassa rifiuti (Tarsu, Tia o Tia2, a seconda dei comuni), mentre a dicembre (oppure già a ottobre nei comuni che non decideranno diversamente e seguiranno il calendario statale) si dovrà poi fare i conti col maxi conguaglio del nuovo tributo, rinviato a fine anno dal decreto sblocca-debiti (Dl 35/2013).
Una novità “salata”
Come hanno sottolineato alcuni studi, per i titolari di attività economiche, nei 6.700 comuni (oltre l'82% del totale) in cui fino all'anno scorso si pagava la vecchia Tarsu, l'arrivo della Tares si farà sentire in modo più pesante.
Per due motivi: l'applicazione del calcolo “normalizzato” e la maggiorazione della tariffa.
Il nuovo tributo, che (salvo ripensamenti) andrà a sostituire i tre prelievi alternativi (Tarsu, Tia e Tia2), accorpa infatti da un lato la tassa rifiuti e dall'altro una maggiorazione per finanziare i servizi indivisibili forniti dalle amministrazioni comunali (manutenzione del verde e delle strade, illuminazione pubblica, polizia locale, anagrafe ecc.).
A pesare sul cambio sarà soprattutto l'applicazione del metodo di calcolo “normalizzato”, che misura la tariffa sulla base della quantità e qualità medie di rifiuti prodotti. Oltretutto, in un regime che impone ai comuni di coprire per intero, attraverso la nuova tassa, il costo della raccolta rifiuti. Un obiettivo che sarà più oneroso da raggiungere nei comuni dove oggi si applica la Tarsu, la quale poteva anche non avere un tasso di copertura integrale. In quel 17% di comuni che invece negli anni scorsi sono passati alla Tia, gli immobili hanno già subito il colpo del metodo normalizzato: quindi l'incremento portato dalla Tares dovrebbe tradursi “solo” nella maggiorazione prevista per la tariffa.
Questa maggiorazione, che si è poi trasformata in tassa statale senza specifica destinazione (serve cioè a compensare un taglio statale equivalente sulle risorse locali), è pari a 0,30 euro al metro quadrato, ma può essere elevata dal Comune fino a 0,40 euro, eventualmente graduandola «in ragione della tipologia dell'immobile e della zona ove è ubicato». Si tratterebbe, secondo i calcoli di massima effettuati, di un incremento di circa il 15% dell'esborso.
Andrà invece decisamente peggio per i ristoranti che sorgono nei comuni nei quali era ancora operativa la “vecchia” Tarsu: qui, infatti, l'effetto Tares potrebbe tradursi in un incremento del 500% o più.
I nuovi coefficienti
Come spiega l'indagine della Confcommercio, per la determinazione dei coefficienti (componente rifiuti) troverà applicazione il Dpr 158/99 sulla Tia. Questi coefficienti potenziali di produzione «forniti per calcolare la parte variabile della tariffa da attribuire alle categorie di utenza non domestica, hanno già marcatamente evidenziato - scrive Confcommercio - il loro totale scollamento dalla reale produzione di rifiuti delle varie categorie economiche».
Nel passaggio dalla Tarsu alla Tares, l'incremento sarà più elevato di quello Tarsu-Tia perché andrà aggiunta la quota servizi (maggiorazione).
Prospettive e pagamenti
In questo quadro di esborsi rientra anche la partita dell'Imu. Vedremo se l'imposta sugli immobili e la Tares incroceranno le loro strade. Se cioè si troverà un accordo sull'annunciata “service tax” in cui potranno confluire.
Nel frattempo è stato pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 116 del 20 maggio, il D.M. 14 maggio 2013 con cui è stato approvato il modello di bollettino di conto corrente postale da usare, a partire dal 1° luglio 2013, per pagare la Tares (presso gli uffici postali o tramite il servizio telematico gestito da Poste Italiane). In più, l'agenzia delle Entrate (risoluzione 37/E) ha istituito i nuovi codici per il versamento, con modello F24, del tributo comunale sui rifiuti e servizi (3944), della tariffa (3950) e della maggiorazione (3955): vanno inseriti nella sezione “Imu e altri tributi locali”. Nello spazio “codice ente/codice comune” va indicato il codice del Comune in cui sono situati gli immobili; il loro numero va segnato nello spazio “numero immobili”. I comuni dotati di sistemi di misurazione puntuale della quantità di rifiuti conferiti al servizio pubblico possono prevedere - con apposito regolamento - l'applicazione di una tariffa (codice 3950) al posto del tributo.