Caro Facebook, ma quanto ci costi? (e quanto valgo io per te?)

Chiang Mai Thailand. January 20, 2019. Male holds Apple iPhone 6S with facebook application on the screen. facebook is a photo-sharing app for smartphones
Sui social gli uomini valgono più delle donne, i settentrionali più dei meridionali e i giovani più degli anziani. Questo perché le aziende sono disposte a investire maggiormente su chi pensano gli renderà di piùL’analisi dell’agenzia Velvet Media

Sui profili di chi ha a che fare con il settore ristorazione compaiono di continuo pagine sponsorizzate a tema cibo. Ciò succede perché i social come Facebook (e Instagram al traino) sanno (quasi) tutto di noi, ci inseriscono in caselle più che specifiche e basano sull’accuratezza delle loro indagini i costi di questi “cluster”. In gergo, si dice “Costo per click” (Cpc), ovvero il costo unitario di ogni click generato da un’inserzione a pagamento. Questo è un valore che varia in base a caratteristiche socio-demografiche come il sesso, l’età, la zona geografica e il settore merceologico. Ma è soggetto a fluttuazioni, perché i click sono oggetto di aste, che dipendono dalla situazione contingente.

18 mesi di analisi

Velvet Media, agenzia di marketing e vendita on line, ha analizzato gli ultimi 18 mesi, mostrando quali sono i trend di costo, quanto hanno inciso le fluttuazioni durante e dopo il lockdown, quali variazioni ci sono fra i settori da cui provengono i loro clienti (sono state analizzate circa 200 aziende).

«Stando ai dati emersi - dicono da Velvet - per Facebook un uomo vale più di una donna, un anziano vale meno di un giovane e le persone che vivono al Nord più di quelle al Sud». Analizzando i trend generali delle aste per le inserzioni, appare chiaro che le aziende che vogliono raggiungere uomini devono spendere di più: nel 2020, il Cpc costava 35 cent contro i 24 delle donne (ma nei primi sei mesi dell’anno, in pieno lockdown, le donne “costavano” di più: 11 cent contro 9). Il divario si è assottigliato nel primo semestre del 2021, ora il valore per gli uomini è di 17 cent, uno in meno per le donne.

Età e zona di residenza

Per quanto concerne le classi di età, nel 2020 i più cari sono i giovani dai 18 ai 24 anni (39 cent), seguiti da chi ha un’età tra 35 e 44 anni (37 cent). In “classifica” gli anziani sono ultimi: 16 cent per un over 65.

Nel primo semestre del 2021 si è confermata invece una decrescita nei valori medi: la fascia 18-24 vale 23 cent, quella 35-44 a quota 18 cent e quella 45-54 poco di meno, con un valore di 17 cent.

Anche la zona di residenza dell’utente è un discrimine. Lo scorso anno la regione più cara è stata il Veneto (20 cent), seguita da Toscana, Emilia Romagna e Lombardia (19), mentre in Basilicata si paga solo 13 cent, uno in più in Abruzzo, Molise, Sardegna, Sicilia e Umbria. Nel 1° semestre 2021 l’Emilia Romagna è diventata la più cara, con 31 cent a click.

E poi le merceologie

Arrivando ai dati delle categorie merceologiche, si nota che quella relativa al food nel 2020 è stata in media con il costo generale, che si aggira sui 27 cent. Per la precisione, nel 2020 il costo medio di un’inserzione food è stato di 29 cent, scese nel 1° semestre 2021 a 21 cent.

Abbiamo chiesto a Omar Rossetto, responsabile del dipartimento social in Velvet, di commentare i dati e il rilevato aumento degli inserzionisti. «La pandemia ha fatto scendere nell’arena dei social un numero incredibile di imprese del food e più inserzionisti ci sono sullo stesso pubblico più l’asta è costosa».

Traina il food

A ciò si aggiunge il fatto che il food è uno dei settori trainanti per il B2C. «Ha una enorme potenzialità, ma mantiene costi relativamente bassi perché punta su un pubblico generalista e non professionale. La pandemia ha aperto uno scenario di accelerazione digitale, in tutti i settori compreso il food, che non cambierà neanche quando l’emergenza sarà alle nostre spalle».

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome