Ecco chi sono i dieci finalisti del Basque Culinary Word Prize. Tra loro l’italiano Giovanni Cuocci

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C’ un concorso davvero speciale che premia l’operato degli chef etici: è il Basque Culinary Word Prize, organizzato e promosso dal Governo Basco.
L'edizione 2019, la quarta, si concluderà il 16 luglio a San Francisco e incoronerà lo chef che più di ogni altro sarà capace di dimostrare con il sio operato come la gastronomia possa stimolare l’agenda della sostenibilità, sia attraverso miglioramenti tecnologici sia cambiando le abitudini in cucina. Il vincitore riceverà 100.000 euro da destinare a una causa che esprima lo spirito del premio: trasformare la società attraverso la gastronomia.
Ben 230 candidature sono arrivate da 42 paesi. La giuria, presieduta dallo chef Joan Roca (Spagna), e che annovera anche il nostro Massimo Bottura, ha ora comunicato il nome dei 10 finalisti. Sono Selassie Atadika (Ghana), Siew-Chinn Chin (Malaysia- Stati Uniti), Giovanni Cuocci (Italia), Mario Castrellón (Panama), Xanty Elías (Spagna), Virgilio Martínez (Perù), Cristina Martínez (Messico – Stati Uniti), Douglas McMaster (Regno Unito), AnthonyMyint (Stati Uniti) e Lars Williams (Stati Uniti – Danimarca).

Il concorrente italiano Giovanni Cuocci guida la fattoria-ristorante La Lanterna di Diogene situata in via Argine 20, a Solara di Bomporto (ModenaI, una realtà che valorizza il lavoro di persone con disabilità intellettiva, coinvolte nella riscoperta della terra e del lavoro artigianale e consapevole. Il progetto si è costituito in cooperativa sociale nel 2003, concentrando in fattoria allevamento di animali (galline, maiali, pecore, capre) e coltivazione di ortaggi e alberi da frutta, oltre a un vigneto di Trebbiano per la produzione di aceto balsamico tradizionale di Modena.

Così Giovanni Cuocci: «Il lavoro si costruisce giorno per giorno insieme ai ragazzi con disabilità – sindrome di down, psicosi, paralisi cerebrale infantile – e alimenta anche la cucina dell’osteria, inaugurata nel 2006. La cucina è quella semplice della tradizione emiliana, che va alla ricerca delle origini per offrire ai clienti un luogo familiare, dove si sta bene insieme. E proprio il valore dell’inclusione è la chiave di volta del nostro impegno. Vivo la cucina come un modo per prendermi cura del territorio e delle persone che lo circondano».

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