Dopo la crisi dei consumi, che ha irrimediabilmente cambiato le abitudini alimentari degli italiani, e la stagione dei talent show, compreso il (semi)flop di Top Chef, c’è da chiedersi cosa ci riserva il futuro, cosa ne sarà dei nostri chef e della ristorazione italiana.
A giudicare dal proliferare di nuovi format nessuno sembra dormire sugli allori. Ambasciatore di questa nuova vivacità è Lorenzo Cogo, che ha abbandonato la provincia per trasferire in quel di Vicenza il suo stellato El Coq. La novità è che oggi il ristorante gourmet è solo una delle possibili proposte: sotto un’unica insegna convivono anche un cocktail bar, una pasticceria e uno street food bar.
Anzi a voler azzardare un pronostico, è lo street food, dopo il chilometro zero e i ristoranti vegani, il terreno di prova dei ristoranti di domani. Così Luigi Pomata a Cagliari nel suo Next propone solo 3 hamburger (gourmet, ça va sans dire) e la pizza in 4 varianti. In un ambiente che non ha nulla a che vedere con i ristoranti ingessati di un tempo.
Di più: oggi più che mai il cibo gourmet fa capolino un po’ ovunque: campeggia nelle vetrine delle griffe di moda (Prada docet) o negli showroom di arredo-design, come succede alle porte di Torino da Casa Format, nato dalla collaborazione tra Format Progetti Abitativi e la premiata coppia Grasso-Macchia de La Credenza (a cui abbiamo dedicato la nostra copertina). All’insegna di una nuova o ritrovata convivialità a tavola. E una gestione più attenta in cucina, come ci suggerisce l’esperienza dello stellato Andrea Incerti Vezzani.