A Brescia c’è Sushi Ono, il birrificio convertito a sushi e sashimi

Sushi Ono di Brescia è un esempio di riqualificazione di uno stabilimento ottocentesco di birra. Punto di forza, la suddivisione degli spazi attraverso pareti “filtranti”, come detta la tradizione orientale

L’ex stabilimento ottocentesco della birra alla periferia est di Brescia, lungo viale Bornata, dopo l’operazione di riqualificazione è diventato un insediamento urbano a destinazione mista che ha preso il nome di Borgo Wührer, dal nome della famosa bevanda qui prodotta. Su buona parte del piano terra (320 mq) di uno dei corpi edilizi dell’ex fabbrica si sviluppa Sushi Ono ristorante di cucina giapponese, thailandese, sushi, sashimi, a distanza di un anno dall’omonimo di Mantova.

Nel ristorante bresciano, spiega l’architetto Cisi di Archiplanstudio: «L’allestimento interno è tutto giocato sull’iterazione di luci e ombre e su immagini tipiche della cultura orientale (la foglia del tè, il fumo dell’incenso e il fiore di loto) che, una volta decontestualizzate, ingrandite e rese astratte, ne diventando elementi strutturali».  Il ricorso a immagini evocative dei Paesi da cui derivano le proposte culinarie creano un’atmosfera accogliente, ricca di sofisticate suggestioni che tendono a rendere familiare l’ambientazione anche a una clientela “nostrana”. Il ristorante si affaccia con grandi vetrate a tutt’altezza su una delle zone a verde create all’interno del borgo. La relazione con l’esterno è però filtrata da strutture metalliche scorrevoli con foglie giganti di fiori di loto (in compensato di betulla a colorazione naturale e leggermente sbiancate).
Lo spazio interno si sviluppa in funzione dell’alto bancone a L, che assolve la funzione di banco per la preparazione del sushi, bar e cassa. La zona d’ingresso presenta un’armadiatura-guardaroba e una parete filtrante in rete stirata di rame, a supporto dell’insegna del locale: una soluzione che è stata adottata anche per delimitare la sala da pranzo vicino alla cucina, dal corridoio di accesso ai servizi igienici.
La parte del bancone destinata all’attività di mescita è caratterizzata da un’immagine ingrandita della foglia del tè, mentre quella della cassa presenta un’immagine ingrandita del fumo dell’incenso, entrambe applicate sul retro. «Parallelamente al lato longitudinale del bancone si sviluppa il sistema dei percorsi interni e la zona consumazione suddivisa in tre diverse sale, tramite un sistema di pareti fisse e mobili, dotate di trasparenze selettive, secondo la tradizione orientale» sottolinea l’architetto Cisi.

Al centro del locale il grande tatami ripropone lo spazio tradizionale della cucina giapponese, qui delimitato da un filtro costituito da elementi verticali in legno di rovere, che lo isola parzialmente dalle due sale adiacenti, allestite con tavoli e sedie all’occidentale. La pedana del tatami è attrezzata con grandi cuscini per sedersi comodamente attorno ai tavoli, che poggiano direttamente sul livello del pavimento. Per la pavimentazione è stato conservato il parquet in legno di larice esistente, levigato e trattato a cera neutra per conservarne l’aspetto naturale. I servizi igienici, la dispensa e la cucina sono accorpati nella parte terminale del locale.  Da qui escono le varie portate del menu a base di pesce e crostacei provenienti dai porti di Mazara del Vallo e di Sant’Antioco, con pacchetti speciali per il pranzo e per il take away. Gli chef di Sushi Ono sono stati debitamente formati sulla tecnica orientale di taglio degli ingredienti, tutti della massima freschezza.

 

Foto di Martina Mambrin

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