Così il Pagliaccio di Roma ha creato la sua offerta caffè

Il caffè proposto? Ha solide radici italiche ed è stato scelto, insieme ai responsabili della bresciana Caffè Agust, dal sommelier del locale, Luca Belleggia

Le origini francesi da genitori italiani, la grande esperienza in Asia e poi in Italia si riuniscono in una visione raffinata nella cucina di Anthony Genovese chef patron del Pagliaccio di Roma. 

Le scelte

Dal suo arrivo sino all’uscita dal locale, il cliente vive qui un mondo diverso, un vero “circo” di sapori che sa stupire. Il caffè proposto? Ha solide radici italiche ed è stato scelto, insieme ai responsabili della bresciana Caffè Agust, dal sommelier del locale, Luca Belleggia, che spiega: «La scelta è andata su Riserva 87, una miscela composta di caffè di singola piantagione Arabica e Robusta, molto equilibrata al gusto». 

Proveniente

Con i caffè provenienti da Colombia - Antioquia San Cayetano, Brasile - Sul De Minas Samambaia, Perù - Chanchamayo Alto Palomar, El Salvador - La Libertad San Luis e India - Chickmagalur Balehonnur, si presenta in tazza con una crema generosa e compatta. All’olfatto offre una nota curiosa e gradevole di anice stellato e poi note di caramello e cioccolato bianco; il corpo è denso e sciropposo. La carta comprende poi due singole origini a rotazione: un Perù - Alto Palomar e “Tero”, e un Etiopia della regione Oromia. Il primo offre note di amaretto e miele e una aroma persistente di cioccolato nell’after taste; il secondo dà in tazza grande sciropposità e dolcezza, con aromi di fragola e albicocca e un retrogusto piacevole di frutta tropicale. «Si tratta di due caffè con una nota acida, alla quale gli italiani non sono abituati, ma che invece piace alla clientela straniera meno legata al prodotto della nostra tradizione e più aperta a gusti ed esperienze nuove anche nel settore del caffè».

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