Costruire una carta dei vini ai tempi dell’e-commerce

Il covid ha digitalizzato i Mercati. Cambiando abitudini di acquisti e sistemi (e canali) di vendita. I risultatu del 1° Wine & food Summit

Da due anni il mondo è profondamente cambiato, cancellando vecchie abitudini che ci sembravano immodificabili e introducendone di nuove. Non fa eccezione il comparto del food & beverage e dei consumi fuori casa che, per lunghi mesi, si sono trasformati in consumi “in casa” anche quando si parla di horeca. Al riguardo le indagini di mercato e le “survey” si sprecano. Tra le ultime, in ordine di tempo, arriva anche quella del colosso PwC, PriceWaterhouseCoopers, realizzata in collaborazione con Pambianco, azienda italiana attiva negli ambiti della consulenza e dei media.

Tendenze

I risultati di questo studio sono stati presentati in occasione del Pambianco Wine & Food Summit, che ha riunito grandi e piccoli nomi della produzione vinicola italiana, ma anche firme di spicco della ristorazione. Omar Cadamuro, direttore Consumer Markets di PwC Italia, ne ha illustrato i contenuti, evidenziando alcuni trend già noti, come il sempre maggiore ricorso agli acquisiti online, ma anche segnalando tendenze emergenti. «Tutti i canali digitali di vendita sono cresciuti - ha osservato Cadamuro - non solo per il consumatore, ma anche nel b2b.

Circa la metà delle aziende del vino italiane ha fatto investimenti nel digitale, anche per attivare percorsi diretti di vendita verso il mondo horeca». Strumenti che consentono di saltare il distributore e rendono più facile il rapporto diretto tra gestore e produttore.

Maggiori attenzioni a...

Questa tendenza è interessante anche in virtù di un altro trend evidenziato da Cadamuro. «In questi mesi, i consumatori sono diventati più attenti alla salute. I lavoratori in smart-working dichiarano di sentirsi meglio, di essersi ammalati molto meno nell’ultimo anno e mezzo, e questo li spinge a essere molto più selettivi nelle scelte food & wine: leggono con più attenzione gli ingredienti in etichetta e sono anche molto più attenti all’impatto sull’ambiente. Verificano se una confezione è riciclabile, se le imprese attuano politiche di equità sociale e se imballaggi e prodotti provengono da processi sostenibili». Sostenibilità significa anche più trasparenza e quindi, osserva Cadamuro, «maggiore attenzione alla tracciabilità dei prodotti».

Tutto questo porta a una scelta sempre più orientata verso cibi e vini del territorio. «Gli italiani - dice l’esperto - cercano ora specialità locali, acquistano in negozi della loro zona e si indirizzano a produttori indipendenti, come conseguenza anche delle limitazioni agli spostamenti a cui la pandemia ci ha costretti».

Selezioni più attente

Per chi fa ristorazione o somministrazione, ora che il business sembra ripartito, tutto questo si traduce in una selezione più attenta dei prodotti, adesso ancora più possibile grazie allo sviluppo del canale distributivo digitale, che si deve poi tradurre in un’accresciuta capacità di racconto verso il consumatore.

Il dialogo con il cliente, ha osservato sempre nel corso del Pambianco Summit Sergio Scornavacca, della società di consulenze Minsait, può essere potenziato con canali di comunicazione che, prima della pandemia, erano poco utilizzati. È un trend che Scornavacca definisce di “Human Customer Intimacy”, intimità “umana” con il consumatore. Un modo di comunicare attraverso i social o con strumenti come WhatsApp che non è però impersonale, come se fosse gestito da “bot”, ma che si rivolge direttamente alle persone.

Piattaforme online

Piattaforme di vendita di vino online, come Tannico o Xtrawine stanno mettendo in pratica questa strategia da tempo, così come molte case vinicole, che attraverso il digitale hanno attivato iniziative simili ai Wine Club di ispirazione statunitense. Si tratta di un modo di creare offerte personalizzate ai consumatori che amano un brand, raggiunti attraverso messaggi diretti. Molte case vinicole, come Santa Margherita, presente al summit, ma anche catene di ristorazione, come La Piadineria, adottano queste strategie.

Cantine e ristoratori

Attenzione, però, a un altro trend che si è concretizzato durante la pandemia e che riguarda il rapporto tra cantine e ristoranti. Le prime, non trovando più nell’horeca un canale di vendita attivo, si sono messe in moto per sviluppare sempre di più canali di vendita diretta al consumatore. Un tentativo perseguito soprattutto dai grandi brand, riconoscibili sul mercato, che hanno un loro seguito di appassionati.

E anche una strategia di successo, come hanno confermato vari intervenuti al summit, tra cui Matteo Lunelli del Gruppo Lunelli, in particolare per quanto riguarda il brand Ferrari, o Beniamino Garofalo di Santa Margherita o, ancora, Raffaele Boscaini di Masi Agricola.

I grandi produttori, insomma, puntano sempre di più a rendere riconoscibili le proprie etichette indipendentemente dall’opera di “intermediazione” dell’oste o del sommelier. Chi invece ha bisogno del ristorante per veicolare il proprio prodotto è sempre di più il piccolo produttore. Nel momento della ripartenza anche l’alleanza tra ristoratori e produttori di vino può rivelarsi una risorsa preziosa.

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