Duca di Salaparuta: quelle bollicine che parlano siciliano

Si amplia e si completa la gamma di spumanti firmati da Duca di Salaparuta. E dopo lo storico Brut sono arrivati il Nero, il Rosé e lo Sweet

Nel 1971 hanno fatto scuola, lanciando il Duca Brut, primo metodo Charmat lungo prodotto in Sicilia. Un’etichetta ormai storica - anche se aggiornata recentemente nel layout grafico - blend di un’uva autoctona (il Grecanico) e di un grande classico internazionale come lo Chardonnay, coltivate a oltre 550 metri sul livello del mare nell’entroterra centro-occidentale, dove gli inverni sono miti e le estati calde, ma l’altitudine garantisce buone escursioni termiche.

Oggi, come all’inizio, questo vino mostra la sua anima moderna: uno spirito mediterraneo e disimpegnato, che conserva la grande freschezza tanto amata dei wine lover. 

Per quasi 50 anni, questa etichetta è rimasta “figlia unica” nel catalogo dell’azienda siciliana. Negli ultimi anni, però, c’è stata un’evoluzione importante. La rosa di bollicine Duca di Salaparuta è cresciuta, e non poco.

I primordi

Nel 2019 infatti è arrivato Duca Nero, l’Extra Brut espressione in purezza di uve Pinot nero provenienti dalla Tenuta Vajasindi, alle pendici occidentali dell’Etna, luogo di vitigni autoctoni ma anche, appunto, di un vitigno internazionale come il Pinot Nero, che su questo suolo di origine vulcanica trova oggi una nuova espressione. L’uva viene raccolta a maturazione “precoce”, per preservarne acidità e freschezza. Il contatto tra buccia e polpa è minimo e governato dalla tecnologia a freddo, la variabile che detta la qualità del prodotto. Con grande eleganza racconta di note minerali, accompagnate da una leggera crosta di pane. Il sapore è ampio, di ottima freschezza e mineralità. 

Ed ecco il Rosé

Nel 2020 è stato poi il turno di Duca Rosé, da sole uve Frappato coltivate nel cuore della Sicilia a 200 metri sul livello del mare, che racconta al meglio l’esuberanza della Sicilia, in uno spumante convincente al naso e poi nel sorso che è un tripudio di piccoli frutti rossi, dalla beva entusiasmante. Per tutti e tre gli spumanti, la scelta distintiva e di qualità è stata di utilizzare un metodo Charmat lungo, che prevede almeno sei mesi di riposo in autoclave sui propri lieviti. La gamma si è completata quest’anno con l’ingresso sul mercato di Duca Sweet, espressione in purezza del Moscato che, come dice il nome, s’impone anche con il suo residuo zuccherino elevato - circa 90 g/l - che lo vede abbinamento ideale a dolci a base di creme e pasticceria secca e perfetto per un brindisi in compagnia. Quest’ultimo è l’unico spumante Duca di Salaparuta figlio di un metodo Charmat corto, e il motivo è presto spiegato: l’esigenza, in questo caso, è quella di preservare nel bicchiere tutta l’esuberanza floreale e agrumata del carattere varietale e della sua terra di produzione. 

 

Ai nostri microfoni risponde

Roberto Magnisi

Il Duca Brut è stato il primo metodo Charmat lungo prodotto in Sicilia.
Una vera intuizione.

Con la nascita di Duca Brut, di fatto, abbiamo anticipato i tempi, guardando a quello che altrove nel mondo già si cominciava a fare. Allora come oggi c’era l’esigenza di essere promotori di un movimento, guidato da una visione di qualità, individuata nel metodo di spumantizzazione, quel metodo Charmat lungo che ci ha sempre contraddistinto.

Nei vostri spumanti ci sono vitigni autoctoni e internazionali. Come avete scelto le basi ideali?

Fin dal Duca Brut, abbiamo dato vita allo sposalizio tra tradizione siciliana e internazionalità, mettendo a confronto il Grecanico con lo Chardonnay. A guidare la nostra scelta c’è stata la visione, il territorio e le caratteristiche intrinseche del vitigno. Il Frappato trova poi massimo compimento nel Rosé, e lo abbiamo vinificato in purezza. Il Pinot Nero è il vitigno più nobile tra quelli usati in spumantizzazione, e trova un’espressione autentica sulle pendici dell’Etna. Infine, il Moscato della Sicilia occidentale ha una straordinaria espressività, che si ritrova integra e fragrante nel bicchiere.

Quali le potenzialità nella ristorazione per il nuovo Duca Sweet?

Nasce proprio perché c’è una richiesta da parte del mercato. Oggi c’è ricerca di freschezza dolce, di una Sicilia nel calice che parli di aromi primari.

A quanto ammonta la produzione dei quattro spumanti?

Produciamo circa 100mila bottiglie di Duca Brut, 20mila bottiglie di Duca Rosé, 12mila bottiglie per il Duca Nero e il nuovo arrivato Duca Sweet.

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