I bambini al ristorante tra accoglienze e respingimenti

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Bambini sì-bambini no, il dibattito continua con la partecipazione di sociologi, psicologi, vari opinion leader, citazioni evangeliche come "Lasciate che i pargoli vengano a me” e l’immancabile evocazione di Erode. Quando, come in questo caso, un problema pratico si presta al confronto ideologico, si rischia di rimanere nell’empireo della dialettica senza che si trovi una soluzione. Hai voglia a biasimare il narcisismo contemporaneo e l’egoismo dei genitori che vogliono godersi la serata lasciando i figli trai piedi dei camerieri e sotto i tavoli degli altri clienti; finché ci si limita a sperare nello scatto di civiltà, si rimane al palo. Lo stesso se, dall'altra parte, si stigmatizza il rigore dei clienti che negano i diritti dell’infanzia. Si discute, ci si schiera si litiga e non si quaglia.

bambiniOvvio che con un tema alto come quello dell’infanzia fiocchino gli interventi illustri e non esenti da retorica. Lo chef Filippo La Mantia ha dichiarato a Pitti Bimbo. “I bambini sono sacri, l’espressione più pura e preziosa della specie umana. Vietare loro l’ingresso in un locale pubblico è, per me, qualcosa di inconcepibile. Anche a costo di dover sostituire, di tanto in tanto, i mobili di design nei miei locali, danneggiati dall’esuberanza di qualche bimbo.” Un’opinione illustre ma dentro i confini del personale, che non può essere suggerita come rimedio universale. Nel frattempo i bambini continuano a disturbare, i genitori a fregarsene, gli altri clienti a lamentarsi. Ogni tanto volano stracci tra i tavoli, scoppia qualche rissa, viene tirato un bicchiere di acqua in faccia a qualche cameriere e le cose procedono senza che una soluzione venga trovata.

BenvenutoMa quale può essere? Piazzare sulla porta un cartello che vieti l’ingresso ai bambini, come fanno in Nord Europa, contrasta con la mentalità italiana e nuocerebbe all’immagine del locale. Ma è anche un’azione al limite della legalità, visto che il Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza prevede che "salvo quanto dispongono gli artt. 689 e 691 del codice penale, gli esercenti non possono senza un legittimo motivo, rifiutare le prestazioni del proprio esercizio a chiunque le domandi e ne corrisponda il prezzo". Cioè si può vietare l’ingresso a un bambino solo se è questo è evidentemente ubriaco (art 691 c.p.) o chiede una bevanda alcolica (art 689 c.p.). Negli altri casi è discriminazione. È vero che alcuni ristoranti si pubblicizzano "per famiglie", con tanto di kid-corner comprensivi di animatrici vestite da fatine dai capelli turchini. Così è il Benvenuto di Milano, ma sono eccezioni che richiedono l'adesione a un format e investimenti.

Diamo un'occhiata alla situazione attuale: nella maggior parte dei ristoranti i bambini vengono accolti e si spera che tutto vada bene. La tendenza generale è cioè di ignorare il problema e lasciare che i clienti se la risolvano tra loro, almeno finché l’intervento del personale non diventa indispensabile. In questo panorama, un cambiamento dell’atteggiamento del ristoratore potrebbe fare molto, ed è una cosa possibile, facile e immediata.
Ai genitori va subito dato il chiaro messaggio che in quel locale l'ingresso dei bambini è considerato un problema e che ci si dà da fare per risolverlo. Arrivino dunque subito i rimedi, non solo quaderni con figure da colorare ma anche mattoncini lego, libri giocattolo, puzzle, paste per modellare, bamboline da vestire e supereroi da costruire. Quando, nonostante queste precauzioni, i bambini lasceranno il tavolo e cominceranno a disturbare avventori e camerieri, qualcuno dello staff intervenga al tavolo dei genitori sollevando il problema.

Tutto questo non sarà una bacchetta magica, ma l'atteggiamento attivo verrà recepito dai genitori che probabilmente cominceranno a collaborare, apprezzato dagli altri clienti che si sentiranno compresi e magari saranno più elastici con i piccoli disturbatori.

4 Commenti

  1. Sono un collega che opera nel settore da oltre 25 anni d che ha lavorato per cinque all’interno di un Bistro situato affianco di un museo del bambino molto conosciuto a Milano!
    I bambini sono e saranno bambini e trovo illogico vietarne l’ingresso!!!
    Senza fare di un erba un fascio Il problema negli ultimi anni sono, ai me purtroppo, alcuni genitori che non riescono a contenere i figli in queste situazioni creando spesso momenti di difficoltà agli operatori che spesso con il sorriso si trovano anche a gestire alcuni bambini che desiderano solo giocare e sorridere con il cameriere/barista della situazione!
    Quello che posso dire è che 5 min dedicati al bambino anche da noi operatore non ci fa male….tutt’altro, ci farebbe dimenticare lo stress della giornata!

    • Caro Diego,
      grazie del messaggio. La mia risposta ad Alessandra risponde anche al suo messaggio. Un maggiore impegno degli adulti coinvolti nel problema è la chiave per venirne a capo. Il gesto dell’uno non può che riverberarsi positivamente sugli altri. E’ molto bella la sua considerazione sui 5 minuti dedicati al bambino che lei vede come alleato contro lo stress da lavoro. E’ una valorizzazione del piccolo cliente alla quale non si pensa mai. Mi congratulo!

  2. Il problema è di fondo, di educazione sia delle famiglie che dei ristoratori/staff. Amo andare a mangiare fuori e lo faccio per mestiere. La sera, per certi tipi di locali, metto in campo la babysitter. Se ho i figli, cerco locali adeguati e preferisco andare a pranzo piuttosto che a cena. Detto questo, i miei sono piccoli e per quanto mi impegni per educarli al rispetto, spesso sono incontrollabili. Per i ristoratori un consiglio: corsie preferenziali alle famiglie, i tempi rapidi saranno apprezzati da tutti i commensali. Ok a giochini e altri modi per intrattenerli, ma non sperate siano risolutivi: purtroppo i bimbi hanno comunque una resistenza limitata. E un menù adeguato giova sempre: non solo junk food, ma anche piatti più elaborati, purché siano ruffiani.

    • Cara Alessandra,
      grazie del messaggio. Trovo ottima sua idea della corsia preferenziale alle famiglie. I ristoratori dovrebbero applicarla. Così come i menu più elaborati anche se difficili da realizzare perché i bambini sono piuttosto conservatori. Più che nuovi piatti, penso a formati di pasta che riproducano figure a loro gradite, lo stesso per carni e verdure (polpette-faccine ecc).
      Concordi che i giochini non siano risolutivi, come del resto non lo è il menu dedicato. Però sono gesti che dimostrano l’impegno del ristoratore per risolvere il problema e che potrebbero responsabilizzare i genitori e aumentare la tolleranza degli altri clienti.

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