Ha ancora senso richiedere il coperto?

coperto
Cos'è il coperto? Quando è nato? Perché? E perché si chiama così?

Tra tante lodi alla nostra cucina, il cliente straniero finisce spesso col criticare quella strana richiesta di spiccioli (che nei ristoranti di lusso possono diventare banconote) per lui ingiustificata. In realtà, noi italiani siamo gli unici a capire al volo lil significato della voce “coperto” sul conto, i nostri ristoratori quasi gli unici a infliggerla.

Cos'è il coperto? Quando è nato? Perché? E perché si chiama così?

Cosa sia, i ristoratori lo sanno bene: è il prezzo che si paga per l’apparecchiatura della tavola, un contributo per il loro acquisto e per la loro pulizia, una gabella che sa di "antico".  Ed è proprio così. Infatti nacque nel medioevo, ben prima degli stessi ristoranti che videro la luce nel XVIII secolo,  quando i viandanti entravano nelle osterie nei giorni di brutto tempo già con le loro provviste per poterle consumare in un luogo appunto “coperto”. L’oste faceva quindi pagare l’uso delle stoviglie e la possibilità di mangiare al riparo della pioggia. Arduo spiegare il perché della sopravvivenza di questo contributi oggi, quando nessuno si sogna di accomodarsi in un ristorante con una bisaccia piena di cibo portato da casa.
Su questo punto i ristoratori sono divisi: c'è chi vorrebbe tenerlo e c'è chi vorrebbe abolirlo, se non altro per non dover più sopportare l'ironia degli avventori stranieri.
Ma anche gli italiani, se glielo nominate, ci vanno pesante. Già da un paio di anni le associazioni di consumatori attendono un decreto contro-coperto e ci sono ristoratori che, come atto di omaggio alla clientela, l'hanno già abolito senza aspettare un decreto che sembra non volere arrivare.

Foto: Martino Ragusa

 

 

Lascia un commento

Inserisci il tuo commento
Inserisci il tuo nome